Chi è soddisfatto?

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Scrivo queste note a caldo quando sembra siglato l’accordo per la realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle, ma ancora non sono chiari i dettagli della trattativa tra il Comune di Roma (amministrazione Cinquestelle) e la società proponente (AS Roma e Parsitalia). Certamente la querelle non finisce qui e il percorso per la realizzazione dello stadio con i suoi servizi, infrastrutture e business center sarà ancora lungo.

Comunque nella tarda serata del 24 febbraio, concluse le riunioni, è soddisfatta la Raggi con la sua maggioranza Cinquestelle perché non perderà elettori, è soddisfatta la A.S. Roma perché potrà mettere a business la società, sono soddisfatti i tifosi della Roma che avranno il loro stadio, sono soddisfatti i costruttori perché comunque porteranno avanti un affare immobiliare. Non sarà invece soddisfatta la città di Roma e vi spiego perché.

Premesso che la compensazione finanziaria in un accordo pubblico-privato non si misura in termini di cubatura ma sul rapporto tra costi per le opere pubbliche e ricavi dalle volumetrie private, va ricordato che, nell’area di Tor di Valle, l’incremento notevole di cubatura privata rispetto al Piano Regolatore (che prevedeva 350.000 metri cubi) corrispondeva agli alti costi di opere infrastrutturali che la precedente amministrazione aveva imposto ai costruttori proponenti.

La vocazione dell’area di Tor di Valle alla realizzazione dello stadio con le sue attrezzature si fondava su alcuni presupposti: l’area era già di proprietà della società proponente, non aveva alcun vincolo archeologico, ma solo alcuni problemi ambientali risolvibili; era fortemente degradata; ma soprattutto aveva vantaggi di accessibilità, problema fondamentale per quanto riguarda uno stadio che vedrà il movimento di circa 50.000 persone nello spazio di poche ore:

  • a nord, oltre il Tevere, scorre l’Autostrada per Fiumicino/Civitavecchia e si attesta la ferrovia per Fiumicino con una Stazione (Magliana) già in funzione;
  • a sud scorre la Via del Mare con la sua parallela via Ostiense e si attesta la ferrovia Roma-Lido con la stazione Tor di Valle

planimetria

Avere in tangenza due sistemi infrastrutturali importanti è una  condizioni ottimale nel caso di un impianto sportivo che richiama decine di migliaia di persone, parte in auto privata e parte col mezzo pubblico, perché in questi casi è fondamentale avere più di un punto di afflusso e di deflusso. L’area aveva questa vocazione, ma occorrevano opere di raccordo. Così la precedente amministrazione aveva condizionato il sì al progetto dello stadio alla realizzazione di opere pubbliche extra per circa 200 milioni di euro (oltre quelle previste dagli standard di legge, e cioè le reti di servizio, i parcheggi e l’enorme parco sull’intera ansa del fiume) equivalenti ai costi delle  opere infrastrutturali che consolidano il pubblico interesse:

  1. svincolo con l’autostrada per Fiumicino e bretella di accesso ai parcheggi dello stadio con raccordo stradale alla Via del Mare;
  2. ponte ciclo-pedonale sul Tevere e binari per navetta di collegamento con la stazione FL1 di Magliana;
  3. riqualificazione della Stazione FL1 Magliana;
  4. allargamento e adeguamento della pericolosa Via del Mare, unificandola con la parallela via Ostiense, doppio accesso ai parcheggi dello stadio e all’area ad uffici;
  5. riqualificazione della Stazione Tor di Valle sulla Roma-Lido;
  6. messa in sicurezza del Fosso di Vallerano.

Era anche stato previsto in un primo momento l’allungamento della Linea B della Metro, ipotesi poi accantonata. Erano tutte opere pubbliche da realizzare contestualmente allo stadio, da tempo programmate ma non finanziate (e attualmente non finanziabili), che servono un ambito territoriale importante per la città: quello che dall’Eur va verso il Lido di Roma e l’aeroporto di Fiumicino.

L’accordo del 24 febbraio, dimezzando la volumetria di compensazione, ha dovuto eliminare anche parte di queste opere, le prime tre dell’elenco, abolendo qualsiasi relazione di mobilità con l’autostrada e la ferrovia a nord. Quindi 50.000 persone si troveranno ad accedere allo stadio con mezzo privato solo dalla Via del Mare e con mezzo pubblico solo dalla Roma-Lido. La Via del Mare confluisce a San Paolo e sarà caos; la Roma Lido è già oggi sollecitata da un peso enorme di passeggeri. Sull’affermazione della Sindaca che il resto delle opere pubbliche già previste si faranno in una seconda fase, lascio al lettore la valutazione del grado di credibilità.

Le presunte “conquiste” della Raggi che riguarderebbero, oltre alla riduzione di volumetria, la classe di risparmio energetico, i materiali innovativi, ecc… o erano già previste dai costruttori o, come si dice, è “fuffa” per gli ingenui. La riduzione della volumetria privata (si parla del 50-60 %) è un fatto positivo per alleggerire la mobilità, ma solo in parte ai fini della qualità ambientale e architettonica. E qui entra in gioco la propaganda della cultura conservatrice (di ogni sponda politica) che in nome non si sa bene di quale valutazione estetica, ripetendo con ossessione lo sguaiato termine di “colata di cemento”, combatte gli edifici alti che consentono di risparmiare suolo, avere più verde e possono costituire una importante emergenza urbana. In tutto il mondo vengono apprezzati, anche a Milano con il successo del “bosco verticale”, nella periferia di Roma invece no. Costoro tanto discutono di quantità volumetriche, quanto poco parlano di qualità architettonica. Roma è stata per decenni in mano ai grandi speculatori immobiliari che con le loro palazzine ne hanno costruito una immagine piatta e volgare. Ma oggi chi crede ancora di potere redimere la città semplicemente cancellando la rendita e si allea con la cultura del “rasoterra” (in tutti i sensi) ottiene paradossalmente lo stesso risultato: una città che ha la sua forza solo al centro dove si è depositata la sua millenaria storia. Al di fuori è senz’anima.

Come ha scritto in un bell’articolo su La Repubblica Paolo Di Paolo “lo skyline della città eterna è un eterno fermo immagine”, e più avanti, “…sulla eternità del passato di Roma nessuno può avere dubbi; sulla sepoltura del suo futuro cominciamo ad averne troppi”.

 Roma

29 pensieri su “Chi è soddisfatto?

  1. come sai ero contrario alla realizzazione dello stadio per vari motivi … ma essenzialmente perché ero e sono fautore del recupero dell’esistente e per sospendere, in presenza di una infinità di edifici e strutture abbandonate, ulteriori consumi di suolo. La soluzione che sembra venir fuori è esattamente quella peggiore: consumiamo il suolo e dimezziamo le opere di compensazione – la toppa peggio del buco. Lo avevo già scritto su qualche post di FB. Pur contrario alla operazione nel suo insieme concordo con te che la soluzione riesce a sommare tutti gli svantaggi … un gioco a perdere.

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  2. Tutte le volte che siamo d’accordo sono contento, ma come fai a sostenere che bisogna sospendere qualunque intervento su Roma in attesa di utilizzare le strutture abbandonate? Non ti sembra un atteggiamento eccessivo? Poi, per lo stadio mi sembra proprio difficile (il Flaminio è vincolato e si trova troppo al centro della città). Lo sai quale è uno dei motivi principali per il quale sono a favore dello stadio della Roma? Lo stress settimanale delle partite allo Stadio Olimpico che ha causato il massacro degli edifici, dei marmi e dei mosaici del Forio Italico e la sua alterazione per barriere di sicurezza; il nuovo orribile stadio del tennis, campi da tennis supplementari, altri eventi estivi, ecc… facci un giro se puoi. Questo è il massacro del bene pubblico di Roma!

    p.s. Con le Olimpiadi il Foro Italico sarebbe stato restaurato

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  3. Analisi lucida, attenta e competente. Al di là della bellezza architettonica o meno dell’opere, delle volumetrie e dei vincoli mi preme sottolineare come si sia persa un’occasione importante dal punto di vista etico. Per la prima volta a Roma vi era perfetto equilibrio tra interesse pubblico e privato in un rapporto paritario che gratificava chiunque. Il progetto originario era di ampio respiro internazionale. Ho paura che il paradosso grillino sia ora quello di favorire maggiormente i costruttori oggi più di ieri.

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  4. Grazie della spiegazione, perché dice con termini più tecnici quello che sostengo da tempo, conoscendo benissimo l’aerea interessata dal progetto e i collegati mezzi di spostamento (e vie di accesso). Tor di Valle è alimentata dalla strada che la Buonanima fece un secolo fa per andare al mare da Roma. Il trenino è fatiscente e iperaffollato, considerando che porta a Ostia e al suo mezzo milione di abitanti. Insomma, diciamo che sono riusciti a peggiorare un progetto che già poneva dubbi e che sarebbe stato buono solo col rispetto dei punti da lei elencati in dettaglio. Sarà una catastrofe annunciata….

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  5. Mi spiace che tu non voglia più leggere più le mie note, anche perchè non mi sembra affatto di essere sempre negativo. Tornando indietro di alcuni mesi potresti leggere le mie proposte per Roma e molte altre cose positive e propositive in altri campi.

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  6. Mi pare evidente che il taglio di cubatura è del tutto ideologico, così come lo era il dimezzamento proposto da Berdini: bisognava capire che lo stadio in sé è un vantaggio solo per la squadra, mentre un pezzo di città densa e ben progettata (con un certo grado di esibizionismo che personalmente aborro, ma che ha un suo impatto sull’immagine di una città stupidamente ferma come Roma: vedi i commenti sopra) avrebbe reso l’intera operazione di interesse urbano.
    L’ideologia in questione è quella facile e pauperistica della decrescita (si pensi alla rinuncia a proporsi come città olimpica) che è quando non si sa come affrontare una situazione e allora si resta fermi e si fa dell’immobilità una bandiera ideologica: metti l’ideologia del recupero: sembra sana e di sinistra mentre è solo una dichiarazione indiretta di incapacità a governare sviluppo, crescita, innovazione, spinte economiche più o meno selvagge, eccetera, che sono esattamente le cose per cui esiste la politica: tutte le città hanno moltissimo materiale edilizio recuperabile, ma, come scrive Alois Riegel nel Il culto moderno dei monumenti (cito a memoria),”L’uomo moderno si compiace della percezione del divenire e del trascorrere”, motivo per cui in una città è assolutamente necessario percepire i due dati della conservazione e dell’innovazione. Quest’ultima è tecnica, ma anche estetica, nel senso che nella modernità le due cose vanno (quasi sempre) insieme: tenere in equilibrio innovazione e conservazione è compito difficile, ma se vi si rinuncia a favore della (non) conservazione, come sta accadando a Roma in questi ultimi decenni, allora la modernità ci presenta il conto, facendoci slittare, economicamente e culturalmente, al rango di comunità di camerieri affittacamere ristoratori pizzettari albergatori autisti Uber guide turistiche e funzionari di soprintendenza. Stop, scusate.

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  7. Ma insomma, sempre e comunque tutti urbanisti e ideologi! Ci sono quelli che non vogliono far nascere nulla, impauriti dai danni che possono cagionare e dagli interessi che possono favorire. Ci cono quelli che vorrebbero innovare, modificare, accrescere sempre e comunque, in nome di tanti feticci e luoghi comuni (favorite l’occupazione, fare vetrina, fare businnes, rompere la monotonia). Ci sono poi quelli che stanno in mezzo, cioè quelli che pongono la priorità del recupero e valorizzazione dell’esistente. Si può fare una scelta per step? Ragioniamo. Roma è una città speciale, assolutamente unica al mondo. Ad essa dunque non sono sovrapponibili i canoni urbanistico-architettonici vigenti nella maggior parte del tessuto urbano del mondo civile. La politica urbanistica, dunque, non può che essere generale ed astratta. Lo sviluppo della città si può e si deve programmare in via generale e non sulla base della disordinata e contingente esigenza posta in essere, di volta in volta, dal privato che, prima acquisisce i suoli a prezzi stracciati a causa della destinazione urbanistica di essi, e poi propone l’intervento che comporti il mutamento di destinazione di essi. Solo nella formazione di un piano regolatore generale possono essere prese in considerazioni le politiche urbanistiche cittadine, dopo, tuttavia, avere recuperato il patrimonio urbanistico esistente. E’ un crimine, prima che uno spreco, vedere strutture bellissime cadere a pezzi, invase dalle erbacce, lungo le strade consolari! E’ delittuoso lasciare che l’impianto del Flaminio diventi un ricettacolo di topi, sbandati, rampicanti. Vi serve un impianto sportivo? Acquistate il Flaminio e ristrutturatelo. Il punto,invece è che “costruisco lo Stadio, se mi fai fare la speculazione edilizia” . La conseguenza è che ora il presidente della Roma, i costruttori e i palazzinari ottengono un arricchimento facile, domani il presidente della Lazio, i costruttori e palazzinari amici rivendicheranno lo stesso diritto, dopodomani il circolo canottieri, la polisportiva sub augusta, il circolo del tennis Parioli e Testaccio ecc., i costruttori e i palazzinari amici chiederanno la par condicio

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  8. Lungi da me la possibilità di propormi come competente in materia, urbanista-architetto-ingegnere etc., credo però che come cittadino minimamente informato abbia il diritto di esprimermi.
    Ridurrei il problema a cosa vogliamo dal nostro futuro.
    Se l’obiettivo é la conservazione questa operazione non va in quella direzione, a questo punto “rimosso” l’ippodromo (che non era più remunerativo) il Comune avrebbbe dovuto acquisire i terreni, proteggerli dall’incuria e trasformarli in un bellissimo perco fluviale semi-urbano.
    Piccolo neo da “rimuovere”, i soldi per l’acquisizione dei terreni dove avrebbe potuto prenderli il Comune ?
    Da qui si evince che la “Conservazione” non é nella possibilità esecutiva del Comune.
    Se l’obiettivo é lo sviluppo questa operazione non va in quella direzione, altrimenti non avremmo sentito tutte le “prefiche” dello skyline romano, i demonizzatori del profitto del privato, i nemici storici del cemento (che può essere buono quanto serve per costruire casa tua viceversa quando porta sviluppo é paragonabile allo sterco del demonio….).
    Ovviamente quel demoniaco cemento avrebbe portato opere pubbliche fondamentali per un quadrante della città che é già in crisi (rifiuto del ponte dei Congressi accende qualche lampadina ?) e che vanta tra EUR ed Ostia una popolazione che sfiora i 300.000 abitanti (tra Verona e Catania) che avrebbe potuto usufruire di “qualche” miglioria nei trasporti.
    Poi abbiamo anche sentito parlare del recupero dell’esistente come panacea salvifica.
    Chi lo recupera l’esistente ?
    Un imprenditore “raccatta” decine di piccole cose inutilizzate, le rimette a posto e poi crea degli “uffici diffusi” ?
    Non commento per amor di patria….
    Allora conservazione no, sviluppo no, cosa resta ?
    L’antico e mai desueto borbonico “facite ammuina…”

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  9. Professore, per “svincolo con l’autostrada per Fiumicino e bretella di accesso ai parcheggi dello stadio con raccordo stradale alla Via del Mare” si intende il Ponte dei Congressi o altro? Qualora non fosse questo, il Ponte dei Congressi era comunque fra le opere pubbliche compensative che il privato avrebbe dovuto realizzare?

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  10. A me invece sembra un buon accordo. I tre grattacieli avrebbero portato un carico di circa 12.000 persone giornaliero, impossibile da gestire senza il prolungamento della metro B. Sulla seconda fase di opere pubbliche, io credo alla Raggi perche’ e’ tutto nero su bianco.

    Non mi e’ chiaro come la pressione di 12.000 persone al giorno sarebbe stata gestibile con la sola navetta dalla stazione Magliana.

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  11. Ma certo che il territorio è un bene scarsi e prezioso che non va consumato. Ma aggiungo non va consumato male! E per male intendo la pletora di palazzine che costruttori e governi comunali hanno divorato l’agro romano.

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  12. Da quel che si evince bene dall’articolo, molte delle opere cosiddette “pubbliche” erano pensate come funzionali SOLO ED ESCLUSIVAMENTE al business center ed allo stadio, Qual è il valore aggiunto per il quadrante e per la città di Roma, di un ponte sul Tevere fruito solo dai tifosi e dai clienti del centro commerciale? Perché regalare centinaia di milioni di diritti edificatori per opere necessarie solo al privato e senza reale utilità pubblica erga omnes?La Raggi, giustamente, si vuol concentrare solo sulle opere con un reale valore aggiunto sulla vivibilità dei cittadini (anche dei laziali, anche degli juventini, anche di chi non si interessa al calcio ma paga le tasse. Quindi Roma-Lido e via del mare).Inoltre, riducendo del 60% le cubature del centro direzionale, riduce la pressione sul quadrante in maniera significativa. Il ponte, i parcheggi, la navetta utili solo a Pallotta, se li paga Pallotta non i cittadini romani.

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  13. Ma esattamente archetetto mi e le chiedo, in virtù di quali documenti lei attesta le scelte di un accordo che nn è stato divulgsto?
    Così tanto per capire quale sia il senso di parlare senza conoscere i termini…
    LEI SUPPONE O CONOSCE I FATTI?

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  14. E mai possibile che non si possa fare una “Defence” come a Parigi o come il quartiere buisness come a Mosca? Ma basta quadrare Kualalumpur,Shangai, la stessa Londra! Comunque la viabilità andrà. sviluppata .poiché così come è non è sufficiente anche con la riduzione dei volumi.
    Roma tra buche nel manto stradale e trasporti sta.in ritardo biblico figuriamoci se manterrà promesse fatte per la viabilità ordinaria x lo stadio!

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  15. Roma è una città unica al mondo ma non tanto speciale da sfuggire alla necessità di essere conservata da una parte e innovata dall’altra. Pensare che tutela e trasformazione siano termini in alternativa e demonizzare il rapporto del pubblico con i privati, questi si, mi sembrano ragionamenti un po’ ideologici.

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  16. No, il Ponte dei Congressi, esito di un concorso di alcuni anni fa si colloca più a nord-est verso l’EUR. Credo sia stato finanziato. Credo anche di avere capito che intenzione della Amministrazione sia di spostare i finanziamenti sul ponte che servirebbe di raccordo al nuovo Stadio. Ma penso sia una operazione difficile, che tra l’altro indebolirebbe le relazioni dell’area EUR con il quadrante nord-ovest della città

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  17. A parte la tua visione un po’ troppo negativa, lo Stadio Olimpico e l’intero Foro Italico è sul Tevere. Anzi come “parco di pietra”meriterebbe di essere collegato direttamente alle sponde del Fiume integrandosi con il parco fluviale (si può leggere su questo blog un articolo di alcuni mesi fa “Cosa farei per Roma”. Con le dovute distanze storiche, perchè non immaginare qualcosa di simile (con soldi dei privati) a Tor di Valle?

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  18. E’ scritto chiaramente all’inizio dell’articolo. Mi sono riferito alle informazioni ufficiali della prima ora. Qualora le opere pubbliche cancellate dovessero essere finanziate direttamente con fondi pubblici dalla Amministrazione Comunale sarei il primo ad essere contento

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  19. Quindi non crede anche lei che avrebbe senso attendere di capire qualcosa in più, prima di gridare allo scandalo? Le sue previsioni, frutto sicuramente della sua esperienza in merito, sono un po troppo “definitive” per essere frutto di una comunicato stampa aleatorio.
    Mi perdoni, ma bisognerebbe smetterla con questi sensazionalismi da carta straccia.
    Di fatto dell’accordo non si sa nulla, ma sembra ci sia da parte di tutti la fretta, come per ogni azione della giunta Raggi, di etichettare negativamente la scelta ancor prima che questa venga comunicata.
    Le chiedo e mi chiedo, come mai Non esiste una visione positiva dell’accordo su nessun giornale? In virtù delle poche informazioni a disposizione, dovrebbero avere lo stesso peso le due visioni positiva e negativa, mentre ahimè, come al solito, enorme enfasi sull’ipotesi più negativa possibile, e nemmeno uno spiraglio alla possibilità che sia stata fatta una scelta corretta e ponderata.
    Al Tg5 ieri ho sentito che La raggi avrebbe “CANCELLATO L’ESTENSIONE DELLA METROB, mentre anche lei sa benissimo che questo intervento era stato bocciato dall’atac in prima istanza di presentazione del progetto, e non certo dalla giunta.
    Così come non era in tema l’adeguamento della ostia-lido, per il quale esiste uno stanziamento REGIONALE di circa 140MLN, indipendente dallo stadio, a cui la AS roma avrebbe solo contribuito.
    Sarebbe gradita, anche da parte sua vista la competenza che mette in campo, un po’ di onestà intellettuale.

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  20. A me purtroppo sembra che le notizie della “seconda ora” per ora confermino quanto ho scritto. E’ invece vero che le informazioni di molti giornali sono superficiali e spesso anche errate.

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  21. e per sapere, la fonte della “seconda ora” quale sarebbe?
    dalla As roma e dal comune al momento non mi pare siano uscite dichiarazioni in merito, per tanto se possibile, avrei immenso piacere a leggere anche io le novità a riguardo.

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  22. Grazie professore, ché avevo dato un’interpretazione errata al contenuto di alcuni articoli, i quali parlavano di un nuovo ponte da realizzare, e non sapendo di questo nuovo, avevo erroneamente attribuito il riferimento a quello dei Congressi, di cui ho ieri letto che dovrebbe essere finanziato coi fondi del decreto Sblocca-Italia, ma il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ne ha bocciato il progetto presentato da Berdini.

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  23. Il “famigerato” Ponte dei Congressi allo stato dei fatti é una pia illusione, la progettazione é stata rigettata in toto.
    Il Consiglio superiore dei lavori pubblici, con un parere datato 20 gennaio 2017, rimanda al mittente il progetto del ponte, con la richiesta di rimettere mano a diverse questioni: collocazione della struttura, sistemazione degli impianti, aspetti geologici, urbanistici e di viabilità.
    Praticamente hanno preso il progetto e lo hanno infilato nel distruggi-documenti.
    Penso che siamo tutti consapevoli che una Giunta “normale” impiegherebbe almeno un paio di anni prima di poter riformulare qualcosa di appetibile, e parlo di una Giunta “normale”.
    Qui ci troviamo nella abituale “vacatio assessoris” di questa consiliatura, quindi i tempi é più che probabile che si dilatino, fermo restando che approvazione, messa a gara, bando, possibili ricorsi al TAR e realizzazione non sarebbero propriamente tempi piuttosto rapidi…
    Da qui il problema a caduta, il ponte dello Stadio.
    Se venisse inserito come “obbligatorio” all’interno del progetto non risolverebbe del tutto i problemi, uscendo dalla Roma-Fiumicino si dovrebbe poi necessariamente transitare nell’area circostante lo stadio per accedere alla via del Mare, ma darebbe una boccata di ossigeno ad un paziente che potrebbe salvarsi solo con una tracheotomia.
    Ovviamente, oltre al danno le proverbiali beffe, dirottando i fondi dell’ex ponte dei Congressi su questo nuovo e futuribile manufatto i costi sarebbero interamente a carico dei cittadini e non dei proponenti lo stadio della Roma.
    Non era una critica alla ottima dissertazione in premessa, era un rafforzamento del concetto che questa improvvida decisione del Comune non solo non sanerà in alcun modo la difficile situazione trasportistica del quadrante interessato, bensì “peserà” anche sulle tasche dei cittadini felici ed entusiasti di aver evitato “la colata di cemento”……….

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