TRUMP vs ZELENSKYJ dinamica di uno scontro

Credo che i pochi minuti dell’incontro Trump-Zelenskyj diffusi dai media, non rendano conto della dinamica di uno scontro geopolitico che ci ha fatto capire quanto sia ancora lontana la pace in Ucraina. Così ho ascoltato l’intera registrazione diffusa da La7 (circa 45 minuti), partendo da una domanda: Il capo del governo ucraino è caduto in una trappola organizzata oppure è un incontro finito male quasi casualmente? Questo è lo sviluppo dell’incontro/scontro.

  1. Il “format” dell’incontro era inusuale, organizzato come conferenza stampa nello Studio ovale, per anticipare l’incontro riservato, le firme sull’accordo “Terre rare” e il pranzo finale. Trump, nella sua abituale arroganza, era apparentemente tranquillo, Zelenskyj, con il volto vistosamente tirato, era in stato di agitazione con le dita intrecciate in continuo movimento e sguardi preoccupati sugli interlocutori. Dunque, l’incontro, dopo sgradevoli battute di Trump e di qualche giornalista sull’abbigliamento del leader ucraino, è partito e andato avanti con le domande dei giornalisti.
  2. Trump sapeva bene che Zelenskyj non apprezzava l’indulgenza americana rispetto alla invasione dell’Ucraina da parte di Putin; così come Zelenskyj sapeva che Trump non aveva intenzione di accusare Putin di invasione e dunque non avrebbe promesso garanzie (armi e uomini) per la sicurezza dell’Ucraina a guerra ferma. Entrambi sapevano che l’incontro si sarebbe svolto su una rischiosa linea di equilibrio e per una quindicina di minuti l’equilibrio ha retto.
  3. Zelenskyj ha continuato a ribadire l’esigenza ucraina di avere garanzie sia dall’Europa che dagli USA rispetto al mantenimento della pace, ovvero chiedeva sicurezza rispetto al rischio di nuove invasioni russe. Trump sistematicamente ripeteva di essere un uomo di affari, che la diplomazia si affronta come un business e che il problema della sicurezza era l’ultimo, e cioè il 2% della difficoltà dell’accordo; molto più importante e difficile sarebbe stato trovare l’accordo tra i contendenti. Inoltre, Trump ha ripetuto più volte l’importanza per il suo paese della acquisizione di preziose terre rare, oggetto di contrattazione economica con l’Ucraina anche come risarcimento finanziario dei miliardi di aiuti militari: si avverte qualche scricchiolio nell’equilibrio.
  4. Trump ha continuamente ripetuto il “mantra” che, per arrivare alla pace, fosse necessario essere imparziali e parlava di “odio reciproco” tra i due leader in guerra; Zelenskyj, di contro non ha mancato di sottolineare – anche aiutandosi con una documentazione fotografica – di essere vittima di un paese di invasori e carnefici. La cosa strana è che mentre all’inizio Trump aveva lodato il coraggio e i meriti dei soldati ucraini, di fronte alle esternazioni antirusse del suo interlocutore, non li ha più ripetuti. Inoltre, Trump inizia a mostrare fastidio per i sempre più frequenti interventi di Zelenskyj in riposta ai giornalisti: l’equilibrio ora, dopo più di mezz’ora, mostra incrinature.
  5. Zelenskyj ha iniziato a lodare gli aiuti dell’Europa, già dati e promessi, non escludendo gli aiuti concessi dagli americani, ma augurandosi che continuassero, anche a fronte della concessione di terre rare. Trump non ha apprezzato il confronto con l’Europa sostenendo che l’America, anche per le colpe dello “stupido” Biden, ne aveva dati molti di più.
  6. Ma la scintilla che ha rotto l’equilibrio è stato l’intervento di Zelenskyj, sempre più agitato, che ha ricordato le responsabilità dei Presidenti americani, tra il 2014 e il 2022 – da Obama a Trump stesso e a Biden – che non hanno impedito a Putin, dopo i patti di Minsk, di trasgredire gli accordi, dando indirettamente il via alla invasione russa. Trump a questo punto si è sentito colpito, ed è intervenuto duramente accusando Zelenskyj di ingratitudine. Era il segnale? Perché a questo punto è intervenuto a gamba tesa Vance, ripetendo l’accusa non solo di non essere grato all’America, ma anche di offendere la sacralità dello Studio ovale.

Trump, infine, riprendendo il pensiero di Vance, si è acceso ricordando a Zelenskyj che è in una posizione di estrema debolezza, che non ha alcuna carta da giocare nella trattativa di pace, che così l’accordo di pace non si farà e causerà altri morti al suo paese. La tensione è al massimo e il presidente americano, dichiara chiuso l’incontro, soddisfatto della spettacolarità e audience nella performance televisiva.

Non credo che lo storico “scontro” sia stato letteralmente premeditato da Trump e il suo staff, credo piuttosto che conoscendo il pensiero e le posizioni del presidente ucraino, nel momento in cui queste fossero emerse pubblicamente, avrebbero colto al volo l’occasione per mostrarlo perdente e contrario alla pace alla pubblica opinione americana, così da rafforzare il ruolo di “mediatore di pace” del presidente Trump. Ma una cosa sembra chiara: Trump si è gettato a capofitto in questo ruolo avendolo promesso in campagna elettorale: faremo la pace in pochi giorni e non daremo più un dollaro all’Ucraina. A mio avviso lui stesso non ha idea di come fare, se non dichiarare Putin vincitore e Zelenskyj lo sconfitto, con tutte le conseguenze sulla ridefinizione dei confini.

Certo, sarebbe interessante che il previsto incontro tra Trump e Putin si svolgesse con lo stesso format. Ma non sarà così.

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