TRASFORMAZIONI DI ROMA E CITTADINANZA

Roma in 150 anni come capitale non è mai stata amata dagli Italiani, tanto meno dai politici. Poco protetta nelle sue monumentali meraviglie, ma anche mai aiutata a modernizzarsi per assumere pari dignità rispetto alle altre metropoli europee. Persino i cittadini romani provano sentimenti contraddittori, da una parte l’orgoglio di vivere in una città celebre nel mondo, dall’altra la stanchezza di abitare una città disagiata in cui persino muoversi è una fatica. Tante cause e tante responsabilità: la scarsità delle risorse economiche elargite dal governo centrale, le assunzioni per lo più clientelari di personale poco qualificato e la cattiva gestione dei servizi affidati alle aziende partecipate; ma anche una politica amministrativa subordinata agli interessi di partito e al potere finanziario dei grandi costruttori (con sconfinamenti frequenti nella corruzione e malaffare). E, su tutto, il condizionamento della scadenza di mandato, che spinge l’amministratore ad occuparsi dell’immediato e tappare le falle per garantirsi la rielezione. In altre parole, a parte le lunghe vicende dei due Piani Regolatori (quello avviato negli anni Sessanta  e trascinato con varianti sino agli anni Novanta e quello impostato da Rutelli e definitivamente approvato da Veltroni nel 2008), a parte l’impegno di Petroselli alla fine degli anni Novanta per sanare i problemi dell’abusivismo e delle case popolari e le successive grandi opere di Rutelli e Veltroni, non c’è mai stata una visione di futuro. Così Roma è arrivata ai giorni nostri come una  metropoli appassita, raccolta attorno alle sue memorie storiche che attraggono orde di turisti mordi e fuggi, ma senza anima, senza futuro, lontana da quella modernità che, senza entrare in conflitto con l’antico, riesce a depositarsi nella memoria collettiva.

Ciò detto, sarebbe un errore adagiarsi in questo malessere e rinunciare ad ogni speranza di cambiamento, perdendo il senso della collettività e di cittadinanza. Il malessere diventa rabbia o rassegnazione e non chiede altro che la soluzione dei propri piccoli o grandi problemi quotidiani: il traffico, le attese alle fermate dei mezzi pubblici, i cantieri stradali che ingombrano, la raccolta dei rifiuti, la sporcizia sulle strade, la mancata manutenzione del verde e degli edifici pubblici, ecc… Tutto vero, anche l’ordinario è importante, ma la soluzione di questi problemi non basta, il cittadino dovrebbe alzare il tiro, è insopportabile sentirsi ripetere “ tanto a Roma nulla cambierà mai”. Ricordo che, circa otto anni fa, da amministratori molto sensibili al “richiamo del popolo” era stato detto che a Roma non occorreva altro che risolvere i problemi ordinari, che Roma non aveva bisogno di cambiamenti, né di opere straordinarie, né di modernità. Dopo cinque anni questi amministratori sono stati mandati via, lasciando l’ordinario peggio di prima, perché se non c’è una prospettiva da costruire, una idea, un progetto di città, i problemi appena risolti sorgono ancora e se ne aggiungono altri.

Oggi, dopo gli anni del Covid, abbiamo una straordinaria occasione per cambiare rotta, una congiuntura che offre più fondi (il PNRR ad esempio) e la imminenza di grandi eventi internazionali. Abbiamo perso l’occasione dell’EXPO 2030, ma resta la scadenza dell’Anno Santo 2025, per la quale, anche se in ritardo, la macchina della amministrazione capitolina si è messa in moto con la carica di commissario straordinario conferita al sindaco e una maggiore efficienza decisionale ed operativa. Anche limitando le osservazioni a quello che è il mio campo, l’urbanistica, l’architettura urbana e la mobilità, si resta impressionati dalla quantità di iniziative prese per la scadenza giubilare, con l’apertura in pochissimi mesi tra centro e periferie di oltre 150 cantieri tra grandi e piccole opere, manutenzione straordinaria e ordinaria, cui si aggiunge una intensa attività di progettazione sia da parte delle strutture comunali, di gruppi e comitati esterni e di privati per opere convenzionate.

Si sta lavorando sulla mobilità pubblica per potenziare soprattutto il trasporto su ferro, dopo che per decenni ci hanno raccontato che a Roma la Metro non si poteva fare causa il sottosuolo archeologico: una balla, perché le line metro passano a 30-40 metri sottoterra e si scavano con le “talpe”! Mentre sono partiti i lavori di rifacimento di binari e vecchie stazioni delle attuali linee Metro, che infastidiscono gli utenti, ma necessari per la sicurezza e il decoro e mai avviati precedentemente, finalmente sono ripresi i lavori sulla Metro C che l’amministrazione precedente aveva fermato al Colosseo. I lavori a piazza Venezia sono colossali, a 50 metri di profondità con due linee che si incrociano, la C e la futura D, e una stazione-museo. La Metro C arriverà alla Farnesina e la D (dall’EUR, passando per il centro, Salario e sino a Talenti) è in fase di progettazione, certo, ci vorranno più di 10 anni, forse 20 ma è il futuro della città. Poi con le FS si sta studiando la possibilità di trasformare le linee ferroviarie regionali che arrivano al centro di Roma in line di Metropolitana di superficie che integrano quelle della Metro con intervalli delle corse di 3-4 minuti; tipo la RER di Parigi; ma ci sono problemi tecnici (risolvibili con le nuove tecnologie digitali) e urbanistici (chiusura dell’anello e nuove stazioni) e si guarda al futuro. Infine, i tram; anche qui è in corso la sostituzione di binari, mentre le nuove tranvie saranno 16, tra cui, in fase attuativa, Termini-Togliatti; Termini-Vaticano-Aurelio; Termini-Tor Vergata; Verano Tiburtina. È in corso la graduale sostituzione dei vecchi bus con mezzi non inquinanti e sono state messe a bando mille nuove licenze taxi. Ci vorranno anni per realizzare tutte queste opere, ma se le avessero avviate le precedenti amministrazioni avremmo risparmiato almeno 15 anni e la mobilità pubblica a Roma sarebbe un problema meno grave; oggi i romani sono ancora costretti – ma spesso troppo affezionati – ad usare le auto private che nel centro delle metropoli dovrebbero scomparire.

L’ipotesi di completamento dell’anello ferroviario
Ipotesi complessiva della rete del ferro (Metro + ferrovie metropolitane)

Poi ci sono le opere, che, come sempre a Roma, sono possibili solo in concomitanza con i “grandi eventi”. Stavolta non sono “grandi opere”, ma la riqualificazione di piazze e spazi pubblici tra i più significativi della città. In fase di realizzazione: completamento di Piazza Augusto Imperatore (progetto già avviato anni fa); Piazza dei Cinquecento; Piazza Pia con la pedonalizzazione completa tra Castel S. Angelo e S. Pietro; Anello di visita dei Fori Imperiali, prima fase di un ambizioso programma di valorizzazione dell’intera area; Piazza S. Giovanni; il completamento di parte delle “Vele di Calatrava” e altre ancora. Quasi su tutte grava il problema del sottosuolo archeologico. E poi tanti interventi di manutenzione straordinaria e decoro anche in zone periferiche. Sono stati avviati interventi partecipati di riqualificazione urbana per Corviale, Tor Bella Monica e Divino Amore. Si stanno promuovendo accordi pubblico-privati per risolvere il problema dei Mercati generali, Ex Fiera di Roma, Stazione FS San Pietro e altre. Si sta provvedendo insieme alla Caritas a risolvere il complicato problema dei senza tetto in zona Termini ecc…

Dai tempi della Olimpiade Romana del 1960 e da quelli della amministrazione Rutelli (solo in parte quella di Veltroni) non si vedevano opere e programmi così ambiziosi. Ci sono ritardi, certo, per colpa di fattori esterni ma anche interni, di una macchina operativa comunale non abituata a gestire una mobilitazione così ampia. I risultati non si vedranno subito, ci vorrà del tempo. Certamente il disagio di abitare e muoversi a Roma non è venuto meno, anzi è aumentato il problema del traffico per l’ingombro dei cantieri, restano carenze croniche dei servizi cittadini, come  la pulizia strade, i rifiuti (anche se c’è il termovalorizzatore in appalto), la manutenzione, il verde trascurato. Così, molti cittadini romani, che non sono abituati ai cambiamenti, dopo anni di amministrazioni inette e di promesse non mantenute, hanno perso ogni fiducia e guardano alle consuete personali difficoltà quotidiane dilatandole e generalizzandole, affiancati da chi specula per ragioni politiche ed elettorali. Tutto questo non porta a nulla. Alla pazienza, occorre aggiungere maggiore informazione, cosa che gli amministratori sottovalutano e faticano a trasmettere, ma anche attenzione e critica motivata e puntuale. Forse chi oggi governa Roma non ha ancora una visione ampia e profonda del suo futuro, ma ha la reale intenzione di avviare un rinnovamento con programmi ed opere che travalicano i tempi del mandato consiliare ed elettorale, e questa è già una grande novità. Dobbiamo tutti essere ambiziosi.

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