ROMA: L’AMPLIAMENTO DELLO STADIO FLAMINIO SI PUO’ FARE?

Per ospitare le partite di calcio delle Olimpiadi del 1960 a Roma si costruì lo stadio Flaminio demolendo il precedente vecchio Stadio Torino (ex Stadio Nazionale). Nella versione originale, quando ancora non esisteva l’obbligo del posto numerato, né il limite di massima capienza ci si sedeva su gradinate continue, tanto da potere contenere teoricamente sino a 42.000 spettatori di cui molti in piedi nelle curve. Dopo le Olimpiadi, questo stadio ospitò per pochi anni le partite delle due squadre maggiori della Capitale, soprattutto della Lazio quando in serie B. Successivamente, appunto con l’entrata in vigore della nuova normativa sugli stadi, fu riprogettato tutto il sistema delle sedute, la capienza fu ridotta a circa 20.000 posti e sostituito definitivamente dallo Stadio Olimpico. Restò utilizzato per alcuni anni  da squadre minori e femminili della Capitale, per concerti rock e partite internazionali di rugby. Poi si mostrò insufficiente anche per queste destinazioni e cadde in un triste degrado sino ad oggi. Per recuperarlo il Comune di Roma sta valutando il progetto presentato dal presidente della SS. Lazio, Claudio Lotito e curato all’arch. Casamonti (ARCHEA associati). Ma oggi è ancora un progetto di idee che offre una panoramica dei problemi e della fattibilità, in attesa di approfondimenti per andare alla verifica della Conferenza dei Servizi, che dovrà approvarne la reale fattibilità.

Lo stadio in corso di progettazione è pensato per circa  50.000 posti. Ma nel quartiere Flaminio esiste lo stadio di calcio dal 1910 (allora Stadio Nazionale), ben prima della urbanizzazione della collina Parioli e del quartiere Flaminio. Niente di nuovo, dunque, per gli abitanti del quartiere. La costruzione dei due nuovi stadi, quello della Roma e questo, elimineranno le partite domenicali e infrasettimanali delle due squadre nello stadio Olimpico (posto a poca distanza dal Flaminio), che ospiterà solo altri eventi sportivi ed eventualmente le partite della nazionale. Dunque, nessuna interferenza. Dal punto di vista dei cittadini non ci saranno sostanziali differenze rispetto alla situazione attuale.

Lo Stadio Flaminio, firmato da Pier Luigi Nervi e il figlio Antonio, è sotto tutela del ministero per i Beni e le Attività culturali, ma in realtà non è stato progettato dall’anziano padre, bensì dal figlio, anche se il padre gli è stato vicino, in virtù della sua esperienza e notorietà. Comunque, per quanto interessante, non ritengo sia un’opera di architettura e ingegneria paragonabile, ad esempio, allo Stadio di Campo di Marte a Firenze, progettato circa 30 anni prima proprio da Pier Luigi ed oggi in completa ristrutturazione.

Sotto a sinistra lo stadio Nervi di Firenze, a destra quello di Roma

Ho abitato per molti anni nel quartiere Flaminio  e convissuto con il periodico caos di parcheggio e traffico dovuto alle partite di calcio, che tutto sommato, mi è parso sopportabile per due motivi: il primo è che si verifica in giorni ed ore quasi sempre festivi e comunque in orari noti; il secondo che questo quartiere è uno dei pochi nelle aree centrali di Roma ad avere una situazione di traffico  e parcheggio accettabile in condizioni normali. Parlando invece di qualità architettonica, sono turbato per la condizione attuale del Foro Italico, completamente alterata rispetto al progetto originario dell’architetto del Debbio, con le tribune degli impianti allora scavate nel terreno per lasciare libera la visuale dal Tevere a Monte Mario. Un massacro causato dall’uso improprio di uno stadio Olimpico non adatto al calcio, che ha rovinato i mosaici della pavimentazione (oggi in parte restaurati) e aggravato dalle trasformazioni effettuate per gli Internazionali di tennis con la moltiplicazione dei campi di gioco e la costruzione di due stadi in elevazione di pessima qualità.

Il Foro Italico nel 1940 (c.a.)

Entrando nel merito del progetto presentato, l’idea dell’architetto Casamonti appare frettolosa: Non è solo un problema di dimensioni. Ho qualche dubbio sulla efficacia di ripetere in vista il sistema costruttivo dei cavalletti per sostenere le gradinate (sistema, peraltro, usuale sotto l’aspetto puramente tecnico); forse sarebbe stato più corretto distinguere architettonicamente la parte nuova dalla originale sottostante, ma soprattutto sarebbe giusto conservare la bella copertura originale della tribuna principale; anzi, a mio avviso, sarebbe opportuno lasciare intatta l’intera tribuna, anche perdendo qualche migliaio di posti: uno stadio di 45 mila posti per la Lazio può considerarsi sufficiente.

La Tribuna principale dello stadio Flaminio

In tal caso il sistema della copertura potrebbe essere totalmente indipendente, sormontando le tribune che oggi ne sono prive con un sistema non dissimile da quello molto noto di Frei Otto a Monaco. A questo proposito è utile citare la trasformazione dello Stadio di Firenze con l’ottimo progetto ARUP-Cucinella, nel quale la bellissima Torre Maratona è stata valorizzata e la tribuna principale lasciata integra con la sua copertura originale.

La copertura di Frei Otto a Monaco
La trasformazione dello stadio Nervi di Firenze ad opera di ARUP-Cucinella

Il problema dei parcheggi delle auto private attorno allo stadio è il problema più rilevante se si continua a valutare nella misura del 50% il pubblico che vi accede in auto. Questa abitudine può  essere disincentivata organizzando bene il sistema dei trasporti pubblici, che al quartiere Flaminio è già in corso di potenziamento. Infatti, la situazione attuale vede già molte linee bus e la linea tram 2 (quasi una navetta in coincidenza con le manifestazioni sportive) che collega in pochi minuti lo stadio a piazzale Flaminio con la stazione Metro A e la Ferrovia Roma Viterbo. Per il futuro (che si spera prossimo) sono previste la tramvia che proviene da Termini e da Piazza Risorgimento; la fermata Auditorium della metro linea C; la pista ciclabile GRAB.

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