The Hateful Eight, di Quentin Tarantino. Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir
Ho visto il film nelle anteprime che si svolgono a Roma, Cinecittà, nel glorioso Teatro 5, affollato di giovani appassionati. Proiezione su pellicola 70 mm (Panavision), come ai vecchi tempi dei grandi western. Gli Odiosi Otto vs I Magnifici Sette? Forse, ma il film è un western solo per pochi minuti, poi diventa teatro con scena fissa, poi ancora thriller. Su tutto aleggia la memoria dello scontro tra Sudisti e Nordisti (e tra Bianchi e Neri) sino alla riappacificazione sotto Lincoln. Non vi aspettate praterie e montagne, foreste e fiumi, orizzonti e notti stellate, perchè, fuori, tutto è coperto dalla neve e, dentro, da un tetto, quattro pareti e dal fumo grigio di un camino. Ma, se il film è lento, non vi aspettate neppure le centellinate sofferenze di Revenant, perchè i personaggi di Tarantino più sono “odiosi”, più si colpiscono e più sorridono. Il film, come i suoi protagonisti, non ha fretta. Il ritmo e la recitazione sono quelli del teatro – ma il teatro è cinema? – sino al capitolo finale, colpo di genio di un regista abile e un po’ marpione. A me è piaciuto meno di Bastardi Senza Gloria e di Django, forse perchè la violenta ironia di Tarantino non mi stupisce più e un po’ mi stanca.