Trump dice di avere vinto perché darà riscatto ai deboli contro l’establishment. Gli fanno eco i populisti di tutto il mondo e, da noi, Salvini, Grillo e qualche deluso della Sinistra. Sostengono che la rivolta è contro tutto il potere costituito, responsabile dell’allargamento nel mondo della forbice che separa il benessere dalla povertà. Ovvero i più disagiati avrebbero scelto di appoggiare personaggi e forze politiche che si dichiarano estranei alle logiche del sistema economico politico. Non interessano le idee, i progetti il colore politico, non interessa neppure riconoscersi nei movimenti politici che praticano la cosiddetta “democrazia diretta”, perché non interessa partecipare, ma interessa l’eliminazione di ogni potere di mediazione tra i grandi o piccoli problemi quotidiani e chi ha la responsabilità di proporne la soluzione.
Con la caduta del muro di Berlino sono crollate le ideologie, con lo scivolamento nel populismo crolleranno le idee. Un tempo i più disagiati, che erano maggioranza senza potere e appartenevano alla classe operaia, con l’ideologia volevano cambiare il mondo e avevano scelto le battaglie dei partiti storici della Sinistra. Più recentemente, nell’economia del mercato globale i più disagiati si affidavano alla socialdemocrazia riformista accettandone le idee di eguaglianza e giustizia; talvolta vincevano, altre volte perdevano. Oggi sembra che i disagiati non abbiano altra strada se non quella di affermarsi con il voto contro chi ha la responsabilità di proporre idee.
Ma le percentuali di voti che partiti politici (in Italia come in tutta Europa), personaggi (come Trump o Grillo) o referendum (Brexit) dei paesi a democrazia occidentale stanno ottenendo a favore di orientamenti populisti o conservatori sono talmente alte che appare riduttivo leggerle come espressione solo degli strati sociali poveri e insoddisfatti. Più in generale è la gente in senso ampio, anche quella benestante – e forse proprio quella – a ribellarsi alle élite, ma non a quelle economiche, bensì alle élite culturali, quelli che hanno studiato, quelli che hanno competenze. Così nell’epoca del web e della informazione facile e diffusa non sembra essere più concesso al sapere di avere il privilegio di guidare le trasformazioni sociali e quindi la dimensione politica della società. La conseguenza è che cadono valori come quelli di cultura, conoscenza, esperienza e che alla gente non interessa più la qualità, ma la quantità, secondo la logica: “non mi affido più alla qualità dei pochi, ma preferisco la quantità dei molti”.
L’episodio Caduta libera (Nosedive) appartenente alla raccolta della celebre serie televisiva Black Mirror racconta di un futuro in cui ognuno di noi, attraverso una applicazione del telefonino, diventerà soggetto e oggetto di una valutazione da uno a cinque di qualunque altra persona frequenti o semplicemente incontri. La media dei punteggi ottenuti risulterà essere l’unico elemento di giudizio dei propri meriti e delle proprie qualità, modificando nel bene e nel male il proprio futuro.
Questa caduta verticale del ruolo della conoscenza implica una nuova assunzione di responsabilità da parte delle élite, che per riproporsi come classe dirigente dovrà rinunciare a certezze e privilegi, ma senza recedere dal valore delle idee.
Riporto in proposito alcune considerazioni di Alessandro Baricco (La Repubblica, 10,11, 2016), che mi sembrano utili a spiegare il concetto di “mediazione” e quello di “elite”.
“… Vista molto dall’alto, da un punto per cui la politica è solo uno degli arti con cui l’animale-uomo si muove sul pianeta, l’elezione di Trump fa parte di un movimento – di una mossa animale, voglio dire – che conosciamo: è una delle tre, forse quattro, che noi umani occidentali abbiamo deciso di fare una trentina di anni fa, decidendo di avviarci verso una mutazione culturale, e forse antropologica, a cui abbiamo affidato la nostra speranza in un mondo migliore.
La mossa animale è questa: eliminare tutte le mediazioni che si possono eliminare. Quando è impossibile farlo, limitare le mediazioni al minimo.
Servono degli esempi? TripAdvisor, Airbnb, Amazon, Wikipedia. Perché passare da un’agenzia di viaggi, quando posso scegliermi e prenotarmi l’albergo da solo?
La risposta ci sarebbe: perché l’agente di viaggio ne sa qualcosa e tu non ci capisci una fava.
Questa risposta è la risposta che negli ultimi vent’anni è morta, è diventata falsa, è risultata inutile. Il motivo è semplice: se io sostituisco al parere di un esperto quello di un milione di gente inesperta che però una sua idea ce l’ha, arrivo più vicino alla verità, ci arrivo più velocemente, ci arrivo spendendo meno soldi e ci arrivo in un modo che mi dà una certa idea di libertà: di fatto, una situazione irresistibile.
Google funziona, grosso modo, su questo principio logico.
Ora, attenzione: la vera conseguenza di questo processo è solo una, e non è che vi prenotate gli alberghi da soli (quello è un dettaglio): la vera conseguenza è che da qualche anno la gente si sta allenando a fare a meno degli esperti, cioè delle élite. Ti alleni per anni in piccole cose (la scelta del ristorante, la cura per il piede dello sportivo, le ricerche copiate da Wikipedia) e inizi ad acquisire una certa sicurezza di te e soprattutto una silenziosa capacità di ribellarti alle élite. Non a quelle economiche, quella è un’altra storia, lì dormiamo tutti un sonno profondo. Parliamo di élite culturali: quelli che hanno studiato, quelli che sanno. Nel tempo accumuli anche la sorda convinzione di essere stato per lungo tempo vittima di una truffa: se te la puoi cavare benissimo senza quelle élite, evidentemente per anni quelli ti hanno fregato, portandoti via soldi, tempo, controllo della tua vita, indipendenza, libertà.
Caricato a molla in questo modo, guardi la tua vita: è quel che è. Dato che l’Occidente usa come strategia di sviluppo l’imporre modelli performativi altissimi, facile che, a guardarti bene intorno, un po’ tutto risulti vagamente fané, deludente, miserello. Accade che quel giorno ti chiedano: vuoi che il tuo Paese esca dall’Europa o no?
È in quel momento che ti accorgi che tutte le élite culturali che conosci NON lo vogliono. E’ anche piuttosto impressionante notare come la loro vita non sembri poi così fané.
Eh eh eh.
Brexit!
Ci sono naturalmente moltissime piccole e grandi cause che hanno portato gli inglesi a diventare degli extracomunitari e una boutade dei Simpson a diventare realtà (Trump Presidente). Ma io tenderei a riportare il tutto, comunque, a quella mossa animale che, a monte, sta cambiando il nostro mondo.
In questo senso, ritrovarsi Trump presidente è una lezione altissima, da non perdere assolutamente. Dice una cosa con grande chiarezza: se lo lasci andare, il gesto che elimina le mediazioni non si ferma e va fino in fondo, usando il combustibile del risentimento nei confronti delle élite. Una parte della nostra comunità non pensa che questo sia un rischio. Un’altra sì. Non lo scontro, ma il dialogo tra queste due anime dell’Occidente è uno dei tavoli da gioco che ci aspetta. Sarà affascinante. C’è un equilibrio da trovare, un baricentro, una linea rossa. Per quel che ci capisco io, il salto delle mediazioni è in effetti una mossa geniale, irrinunciabile, non si torna indietro: ma c’è da capire in che punto, esattamente, può diventare rovinosa: il punto esatto in cui è che ci conviene mantenere un’élite, formarla, curarla: fidarsi di lei. Non è un punto facilissimo da trovare. Come ho detto: sarà una partita molto affascinante.
Andrà giocata, sono sicuro, senza alcuna paura (astenersi apocalittici, grazie) ma anche con una certa fermezza, questo sì. Trump obbliga tutta una parte di noi a riacquisire una certa fermezza. Per chiunque ha studiato e fa parte, in qualche modo, di un’élite (eccomi qua, per dire) è finito da un po’ il tempo dell’arroganza, della cecità, del privilegio e delle vittorie facili: la ricreazione è finita, gente! Arroccarsi sdegnosamente dietro alle mura della nostra raffinatezza sarebbe criminale. Ma anche lasciar allegramente passare il vento del tempo, incapaci di usarlo per far girare i mulini che macinano lo splendido grano dell’uomo, sarebbe imperdonabile…”
condivido totalmente la tua posizione e la citazione di Alessandro Baricco
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tutto molto vero, ma soprattutto molto triste
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Martedì sera ti sei risentito con me quando, a proposito del dibattito sul Referendum, ho tentato un poco maldestramente di fare un mio tentativo di analisi della situazione. Quei concetti che ho provato a illustrare li ritrovo – anche se un poco rigirati – nel tuo pensiero e in quello di Baricco che tu riporti a proposito della vittoria di Trump e che io condivido.
Vorrei riportarti qui sotto il pensiero scritto che mi ero preparato e che certamente non sono riuscito ad illustrare efficacemente.
……….
Vorrei invitarvi a ragionare su ciò che emerge dai sondaggi, anche recentissimi, di Ilvo Diamanti. Si vede che i sostenitori del NO sono per gran parte giovani da 18 a 44 anni mentre la fascia di età ove risulta ampiamente prevalente il SI è quella degli over 65. Se guardiamo poi alla distribuzione per schieramenti politici il SI prevale solo tra elettori del PD e di NCD,UDC e ALA; il No prevale tra gli elettori di tutti gli altri schieramenti (per non sembrare di parte) da SI a Fratelli d’Italia. Il SI prevale nelle cosiddette regioni che un tempo venivano chiamate “Rosse” mentre il NO prevale nel Sud e nelle Isole.
Su Roma il SI prevarrebbe, sulla base di tali sondaggi, solo nel I° e nel II° municipio, cioè nel Centro storico e nei Parioli, come peraltro è già avvenuto nelle recenti elezioni comunali.
I grandi numeri non sono certamente sufficienti a dimostrare nulla ma possono però aiutarci a capire cosa succede nella società. Gli istituti della democrazia, che pur hanno consentito alla mia (nostra) generazione di essere quella in assoluto più fortunata e garantita dall’origine della storia dell’umanità (e presumo fino alla sua estinzione!), non sono più ritenuti utili ad un corretto ed equo sviluppo della società – al punto che ci viene proposta una revisione costituzionale per la “necessità” di ammodernare le istituzioni ….. per renderle più efficienti … per garantire la governabilità … per risparmiare sulle istituzioni democratiche (sulla politica!).
Alla luce dei grandi numeri sembra innegabile che il consenso alla riforma costituzionale proposta prevalga in quella che una volta si sarebbe detta la classe sociale economicamente più avvantaggiata (le elite di Baricco) – mi chiedo allora: perché mai una classe socialmente avvantaggiata è così favorevole a cambiare le condizioni che le hanno consentito negli ultimi 60 anni di costruire e consolidare la propria primazia?
Mi vengono in mente solo tre possibilità:
per magnanimità – per poter offrire le proprie conoscenze e i propri privilegi ai più svantaggiati;
per rendere quelle istituzioni ancora più confacenti ai propri interessi e quindi per egoismo, per consolidare la propria primazia (ottimisticamente al fine di poter offrire meglio le proprie conoscenze ai più svantaggiati) – in questo caso egoismo e magnanimità coinciderebbero;
infine perché, in maniera più o meno inconsapevole (incoscienza), seguono il main stream culturale suggerito da JP Morgan, Fitch, Moodys, Goldman Sachs, Google e compagnia cantando.
Escluderei le motivazioni sentimentali di egoismo e magnanimità … rimane dunque, secondo me, solo la terza motivazione che temo coincida con lo storytelling renziano.
Chi vuole mantenere la Costituzione vigente è considerato un conservatore!
Ecco allora a mio avviso, al di la dei tecnicismi, il perché della revisione costituzionale, la verità ultima sul referendum: il mondo è oggi il mercato occorre adeguarsi!
La politica non deve più interferire, attraverso le istituzioni democratiche, sulla competizione, sui conflitti di mercato e su quelli tra le classi sociali. Meglio dunque una Governabilità rapida e senza controllo (diciamo con controlli affievoliti).
La Costituzione vigente ha ormai poco a che fare con una tale concezione della politica. Perciò va cambiata: oggi servono poteri spicci e sbrigativi, tanto meglio se loquaci. E’ per questo che sono un conservatore.
Mi viene da chiedere per sviluppare il dibattito:
è meglio che vinca il SI perché altrimenti si rischia che arrivino i trump di casa nostra o è meglio che vinca il NO per mantenere un più alto livello di tutele costituzionali per garantirci qualche difesa in più quando ci dovessimo trovare al governo quegli stessi trump?
Proprio sulla base della analisi di Baricco, da te ripresa, ho il timore che comunque qualche trump arriverà ed è anche e soprattutto per questo che penso sia meglio votare NO.
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Ciao Stefano e grazie per avermi riportato per intero il pensiero che avevi almeno in parte esposto giovedì. Ti invito a rileggere con più attenzione quanto ho scritto, ma anche il pensiero di Baricco perchè non coincide con le tue considerazioni anagrafiche e di benessere economico. Negli scritti che ho inserito nel blog ci riferiamo alla caduta dei valori della conoscenza (trasformata dalla globalizzazione in punteggi) e rivendichiamo lo studio e la cultura come riferimenti fondamentali. Una cultura – aggiungo – considerata nemica dai Trump, dai Salvini, dai Grillo (hai sentito che parole terribili Grillo ha usato contro l’informazione, la cultura e la politica?). Noi siamo elite in questo senso e non in quanto collegati alla difesa di privilegi economici. Mi sembra che hai anche usato il termine “malafede”, ma forse mi sbaglio. In ogni caso gli intellettuali non sono establishment economico-finanziario (ahi ahi il gioco in borsa!). Come elite culturale però dobbiamo evitare di “arroccarci sdegnosamente dietro alle mura della nostra raffinatezza” …ma – attenzione a come conclude Baricco – “anche lasciar allegramente passare il vento del tempo, incapaci di usarlo per far girare i mulini che macinano lo splendido grano dell’uomo, sarebbe imperdonabile…”
Tu invece – e me lo conferma il testo che hai inviato – intendi per elite “quella che una volta si sarebbe detta la classe sociale economicamente più avvantaggiata”, che identifichi in modo superficiale addirittura con gli abitanti di alcuni quartieri delle città, e a questi addebiti la responsabilità di scavare un abisso tra benessere e povertà, anzi sostieni che la modifica della costituzione e il voto del SI sia funzionale ad aumentare i privilegi. E’ questo che mi ha fatto arrabbiare la sera di giovedì. Guarda Stefano che, se ancora esistono ricchezza, benessere e povertà, queste non coincidono con le classi sociali, semplicemente perchè le classi sociali non esistono più. Il benessere è socialmente trasversale, così come il malessere investe anche parte del ceto borghese (pensa agli insegnanti che guadagnano 1200 euro/mese e ai tanti giovani disoccupati). la modifica della Costituzione è una modernizzazione che ci avvicina agli altri paesi europei e non ha nulla a che vedere con i rischi di autoritarismo. Questi invece risiedono tutti nella inarrestabile avanzata del qualunquismo populista e nella endemica divisione della gente di sinistra, tra cui molti continuano ad agitare il pericoloso pensiero del “tanto peggio, tanto meglio”
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Grazie Bruno! Sotto credo tu possa leggere anche la discussione che si è aperta tra me e il mio amico Stefano
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Caro Umberto credo l’analisi di Baricco veramente profonda perché cerca di individuare e credo ci riesca alcune tendenze profonde che scorrevano in parte sotto traccia e che spiegano molto. Occorre riconoscerle per combatterle o ben indirizzarle, speriamo ci si riesca.
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Certo se è giusta l’analisi di Stefano non capisco perchè vota no. Trump non si è insediato con un colpo di stato è un candidato populista di destra eletto democraticamente e non è possibile, in democrazia, continuare a proteggersi da personaggi anche torbidi con pesi e contrappesi che per altri versi rendono il paese ingovernabile, la paura del passato ventennio fascista è lontana. Le elites a cui si riferisce Baricco non sono quelle economiche, ma quelle culturali che dal dopoguerra hanno egemonizzato la cultura e operato in terrorismo culturale nei confronti di chi ragionava in termini pragmatici diciamo di pancia? Strumentalizzando anche le legittime lotte delle classi subalterne. Non è vero che votano no solo i dispccupati e/o tutte le vittime del capitalismo, ma anche molti “egoisti” di ogni strato sociale per non parlare di chi ha fatto dell’essere contro una ragione esistenziale. È vero lo schieramento del si è composto solo da i DS, ALA,NCD e Casini, ma il no è sostenuto da: Travaglio, D’Alema, Santanchè ( mi sembra una dei Parioli),Briatore, Fratojanni, Salvini, Grillo (il giovane vecchio attore), Civati, Berlusconi, Brunetta, Bersani, Meloni, ecc. ecc.
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Ma come mai Stefano sostiene il NO se é giusta la “sua” analisi dei movimenti elettorali? Trump non é stato eletto con un colpo di stato, ma é un candidato populista di destra volgare, reazionario, ricco, eletto democraticamente e come reazione a quelle elites non ecomoniche, ma culturali a cui accenna Baricco.
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Oggi su la repubblica c’è una “Amaca di Serra” proprio su questo. Michele Serra sintetizza molto bene il concetto di “fine della mediazione per capire il travolgente momento storico compresa l’elezione di Trump”….e cioè come la pratica e la mitologia del web facciano sentire ognuno autarchicamente in grado di cavarsela da solo scavalcando (perchè non si fida più) qualunque elite, anche quelle culturali. Poi con la consueta elegante ironia fa capire come sia proprio l’intellettuale quello che desidera crescere ed imparare da chi ne sa di più e quindi ad avere bisogno della elite. Disposto dunque ad accettare un nuovo principio di mediazione. Infatti conclude così: “Giuro, la sola cosa che veramente vorrei, e vorrei nel profondo, è imparare qualcosa da chi, con pieno diritto, non ha più niente da imparare da me”
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