CINEMA e SPERIMENTAZIONE

Adolescence è una serie scritta da Jack Thorne e Stephen Graham (e da questo interpretata) in quattro puntate su Netflix, con la regia di Philip Barantini, certamente da vedere, in quanto investe un tema di grande attualità: la difficoltà degli adolescenti nel trovare un equilibro nei sentimenti e nelle pulsioni, senza il quale lo stesso rapporto tra coetanei diventa conflittuale, e talvolta pericoloso.

Ma per chi ama il cinema in tutti i suoi aspetti, anche quelli tecnici, questo film in quattro tempi ha un valore aggiunto che lo rende particolare: ogni puntata, tra i 50 e 60 minuti si svolge in “tempo reale”, in un unico “piano sequenza”, vale a dire ripresa e recitazione continue che evitano i tradizionali tagli di montaggio. È un esperimento che richiede una accurata preparazione, un impegno particolare degli interpreti, moltissime prove e la ripetizione molteplice delle riprese, tra le quali scegliere quella meglio riuscita; ma che valorizza la regia, la fotografia e la stessa interpretazione degli attori.

Gli stessi autore e regista di questa serie avevano sperimentato una tecnica di ripresa analoga in un film del 2021, Boiling Point, ma questo era girato all’interno di un ristorante nel quale la camera si muoveva tra tavoli e banco di lavoro. Invece in Adolescence, grazie a più avanzati dispositivi tecnici e alla bravura del direttore della fotografia e dei cameramen, la continuità della sequenza viene garantita da un continuo scambio della medesima camera tra diversi operatori e supporti in una perfetta sincronia. In più il regista non rinuncia ad una ambientazione reale e complessa, statica e dinamica, persino con una ripresa dal drone, che vede alternarsi interni ed esterni, quasi una scenografia teatrale ma reale, che si dispiega tanto in ambienti chiusi, quanto nelle strade e nella città.

Il fascino della ripresa continua aveva coinvolto moltissimi registi dal dopoguerra in poi: da Kubrick a Hitchcock, da Godard a Pasolini, da Altman a Iñárritu. Ma prima dell’avvento del digitale che sostituì l’impiego della pellicola, le bobine che si potevano montare sulla macchina da presa contenevano un metraggio sufficiente per girare in continuità solo una decina di minuti l’una; al tempo stesso non era possibile impiegare telecamere elettroniche analogiche per la loro bassa definizione non adatta alle sale cinematografiche. Dunque, se si voleva un effetto di continuità, occorreva incollare con alcuni adeguati stratagemmi le singole riprese tra loro; in altri termini il piano sequenza continuo, quando superava una certa lunghezza era una finzione di montaggio.

Per i cinefili riporto a seguire un elenco tratto dalla voce “Piano sequenza” di Wikipedia di alcuni sperimenti fatti dal dopoguerra in poi:

Nel 2016 La La Land di Damien Chazelle si apre con un piano sequenza di sei minuti (in realtà si tratta di tre riprese montate alla perfezione) nel traffico di Los Angeles, tra le Iautostrade 105 e 110.

A seguire un breve video delle riprese di Adolescence,

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