A proposito di Smart City

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(Concept of Masdar City, Abu Dhabi, UAE)

La Smart City non è una utopia, è la teorizzazione di una realtà che si configura giorno per giorno. Potrà diventare una sorta di protocollo di progettazione o trasformazione urbana fondato sulla interattività e sulla comunicazione. Il fine sembra essere quello di risparmiare energia, migliorare la salute e la mobilità, rendere più efficienti i servizi e più produttivo il lavoro. Una macchina, una sorta di città-computer nella quale l’hardware è costituito dagli edifici e dalle infrastrutture e il software dalla gestione digitale integrata delle comunicazioni immateriali. Insomma una città efficiente nel senso pieno della parola. Fin qui è anche condivisibile. Il problema si pone quando queste finalità e queste procedure vengono considerate generatrici di forma architettonica, ovvero quando si ritengono sufficienti a restituire qualità alla città. Una qualità urbana che discende meccanicamente dalla “efficienza” farebbe pensare più alla distopia della Metropolis di Fritz Lang che alla utopia della Città nuova di Sant’Elia.

(estratto da uno scritto in corso di pubblicazione su FAmagazine. Ricerche e progetti sull’architettura e la città, rivista on-line)

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