La legalità tradita

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Il Panamino, Caffetteria a Roma

Una questione locale che rimanda ad un problema più ampio. Roma, al margine di Villa Ada su via Panama – un pratone ripiantumato dal Comune e fornito di sentieri e qualche panchina – un vecchio chiosco di ristoro posto lungo il marciapiede in concessione a privatipanamino 2  è stato dapprima ricostruito nello stile (discutibile) in acciaio e vetro dei chioschi romani più recenti;  poi il concessionario ha sistemato gli spazi aperti per accogliere tavolini e ombrelloni, quindi, visto il successo dell’iniziativa,  ha costruito un secondo padiglione analogo costruttivamente, ma più grande. Oggi l’area occupata, tra spazi coperti e scoperti, è indubbiamente molto più ampia, agibile anche nelle stagioni fredde, ma gradevole e apprezzata come punto di ristoro e di incontro. Non conosco i termini della convenzione né i particolari della vicenda e le sue implicazioni giudiziariepanamino 5 (Ordine di demolizione, Avvocatura dello Stato, Consiglio di Stato, TAR, ecc…), ma le opere realizzate oltre al primo legittimo chiosco sono state ritenute illegali e quindi passibili di demolizione. E penso che abuso ci sia stato. Ma il problema è un altro:  perchè costruire servizi di ristoro privati, ma di uso pubblico, in un’area marginale di un parco, lungo una strada, è vietato? E perchè, se il permesso è stato richiesto secondo la legge, scatena tante opposizioni e polemiche da richiedere iter amministrativi lunghi anni? Ci sono delle felici eccezioni naturalmente, come la destinazione a caffetteria/ristorante della antica Limonaia di Villa Torlonia, concessa dal sindaco Veltroni nel corso della sua amministrazione.

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Tempio di Flora a Villa Ada

Torniamo a Villa Ada e addentriamoci nel Parco storico. Oltre al piccolo bar aperto da poco (sul fronte opposto a quello di via Panama), già oggetto di polemiche e al quale è stato vietato l’accesso dalla strada e quindi semideserto, troviamo due edifici in rovina: il Tempio di Flora, splendido esempio di architettura neoclassica con pronao, esedra e gradinata, restaurato una quindicina di anni fa, ma ritornato in un gravissimo stato di degrado in quanto mai utilizzato direttamente dal Comune o indirettamente in concessione a privatiscuderie e le Scuderie Reali già richieste in concessione (Casa della Moda, Museo del Giocattolo), ma sino ad oggi abbandonate e ormai semidistrutte. E’ questa la legalità della Soprintendenza ai Beni Ambientali? E’ questa la legalità di chi grida alla speculazione privata, alle auto che transiterebbero, mentre poche centinaia di metri più avanti il Comune da alcuni decenni ha concesso quasi gratuitamente ad un circolo privato un maneggio di cavalli che ospita feste e matrimoni?

Il fatto è che, in Italia e soprattutto a Roma, i vincoli della “legalità” da una parte hanno origine dal perverso atteggiamento ricattatorio  di burocrati amministrativi o di funzionari corrotti; dall’altra questi vincoli vengono cavalcati da associazioni o partiti che praticano un ambientalismo tanto rigido quanto strumentale. E non va bene!

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