
Nonostante il gran costruire e l’incessante consumo di suolo, la città contemporanea – e in particolare la periferia delle metropoli – è piena di “spazi vuoti”. Non sono vuoti residuali e non sono aree dismesse. Non sono vuoti che è possibile riempire fisicamente neppure con il verde. Non sono vuoti privi di funzione, tutt’altro: esito di distacchi tra edifici, di slarghi, parcheggi… frammenti. Anzi forse sono spazi costruiti. Ma il vuoto c’è ugualmente perchè sono spazi privi non solo di qualità ma anche di significati.
Vuoti svuotati di ogni senso possibile, eppure espressione allo stato puro di una pienezza inquietante, impalpabile, eterogenea e vivissima… Vuoti sui quali ogni forma di linguaggio compiuto delle forme della città e dell’architettura non trova più alcuna possibilità di essere detta. Vuoti che mormorano frasi spezzate e sconnesse, che annientano qualsiasi forma di rassicurazione semiologica… (dall’editoriale di Gomorra, territori e culture della metropoli contemporanea, monografia “Spazi Vuoti”, anno 2, numero 4/5, 1999)
Il conflitto nelle sue varie forme, anche quella più innocente, ma ugualmente aspra, che nasce dalla rabbiosa invenzione di lavoro, ma anche dal bisogno di vivere la città ovunque e comunque trovando una dimensione pubblica e collettiva, riesce ad occupare questi spazi vuoti. Allora insieme alla creatività si accendono luci, suoni e clamori che sconfiggono il vuoto, almeno per qualche ora, creando una pienezza forse effimera ma certamente in grado di restituire qualità e senso a quel frammento di metropoli.
Capannoni in disuso e occupati, street art, murales, ma anche idee ed invenzioni. Roma, soprattutto nella stagione estiva è ricca di questi spazi-evento.


Ma è anche il caso di un piccolo chiosco del Mercato Garbatella a Roma (nei pressi della Circonvallazione Ostiense): si chiama YaLùz e di giorno vende gastronomia a portar via. Ma due sere alla settimana, martedì e venerdì, resta aperto la sera, raccoglie tavolini, panche e cassette del mercato, e raduna giovani (e meno giovani). Birra, vino, cucina semplice ma creativa e tanta musica. Quel frammento interstiziale del mercato rionale, circondato da edilizia anonima, slarghi stradali e parcheggi, senza qualità nè carattere, si rianima. Non è più uno spazio vuoto.
