Sono sostanzialmente tre le ragioni per le quali il Movimento Cinque Stelle ha imposto alla Amministrazione Raggi il “no” alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Due dichiarate esplicitamente, una implicita.
La prima è la necessità di risparmiare sulle spese per non sovraccaricare il già enorme debito del bilancio comunale.
La seconda è per non lasciare spazio al malaffare, pronto ad intervenire in ogni iniziativa che smuova ingenti quantità di investimenti.
La terza – mai dichiarata esplicitamente – perché organizzare e ospitare i Giochi Olimpici è un impegno difficilmente sostenibile e gestibile da una Amministrazione Comunale che stenta già nel formare una Giunta e che cercherà di ridurre al minimo iniziative e delibere con l’alibi del concetto di “priorità”.
Similmente ci sono altre tre ragioni per le quali l’”establishment” e il CONI spingono per confermare la candidatura di Roma.
La prima è la convinzione di potere rinforzare il consenso (anche elettorale) attraverso una iniziativa che riporti visibilità internazionale all’Italia ancor prima della apertura dei Giochi.
La seconda è perché smuove l’economia favorendo investimenti sia pubblici che privati
La terza è perché organizzare e gestire i giochi, comporta la creazione di un apparato numeroso e complesso, ben pagato, che in parte già coincide con i promotori stessi della candidatura, CONI compreso.
Ma nessuno pensa a Roma.
L’ho già scritto su questo blog: in Italia – e a Roma in particolare – solo con i grandi eventi arrivano risorse e si sconfiggono lentezze, veti incrociati e burocrazia: dall’Esposizione Universale del ’42, incompiuta, che avviò la costruzione dell’EUR, alle Olimpiadi del ’60, che oltre al quartiere modello del Villaggio Olimpico, realizzarono le uniche opere pubbliche in una città, fino ad allora, riempita solo di palazzine, sino al Giubileo del 2000 che risolse molti problemi di mobilità urbana. Ma anche l’Esposizione di Genova del ’92, i Giochi Olimpici Invernali di Torino del 2006, e l’Expo’ di Milano dell’anno passato, fecero risorgere le città dopo anni grigi.
Allora mi sembra inutile discutere facendo i conti tra costi e ricavi, tra quanto peserà sul bilancio degli investitori privati, dello Stato o del Comune di Roma. Oppure su quanto potranno guadagnare imprese o palazzinari. Oppure ancora su quanto sarà difficile tenere lontane le mani della malavita organizzata.
Va detto apertamente: sul piano strettamente finanziario i Giochi Olimpici non sono un affare, la perdita di bilancio è inevitabile; ma va considerata un investimento in termini di immagine, accoglienza e credibilità internazionale. E Roma ormai “stracciona” ne ha uno straordinario bisogno.
E va anche detto che, se il malaffare ci sarà, sarà certamente minore di quanto accaduto in passato. D’altra parte non è l’”onesta” l’obiettivo prioritario della attuale Amministrazione Comunale? E’ forse un atto di coraggio evitare investimenti solo per il timore delle mafie? Oppure è un atto di resa, se non di codardia?
Roma ha assoluto bisogno di rimettersi in piedi da una condizione di degrado e abbandono che dura da 7-8 anni. Ha bisogno di risorse aggiuntive senza le quali neppure le conclamate “priorità” possono essere affrontate. Perchè anche la manutenzione (prima straordinaria per sanare tutti i danni, poi ordinaria) di strade, piazze, marciapiedi e giardini è un compito colossale. Perchè il problema della raccolta e smaltimento rifiuti richiede nuovi investimenti attrezzature e tecnologie. Perché la mobilità richiede l’acquisto di nuovi mezzi e la realizzazione di nuove linee, metropolitana compresa. Perché sono troppe le opere pubbliche incompiute e abbandonate che potrebbero essere completate e rimesse a posto.
Perché non vogliamo più sentirci dire dai Romani, prima ancora che da visitatori e turisti che Roma è bella solo per la sua storia, ma è una città invivibile.