Raccogliendo l’invito di Greta Thunberg milioni di giovani – anzi, di giovanissimi – in tutto il mondo sono in piazza in questi giorni per difendere il pianeta terra dai danni dello sviluppo industriale.
Negli ultimi decenni molti della mia generazione (soprattutto coloro che insegnavano nella scuola o nella università) si sono ripetutamente lamentati dello stato di agnosticismo della generazione “teen”, ribelle a modo suo, ma cinica, se non feroce, nel rapporto umano, poco in grado di riconoscersi in valori positivi e soprattutto priva di sensibilità collettiva e di impegno civile e politico.
Posso azzardare nel dire che dal 1968 in poi non c’era più stato un fenomeno giovanile di ribellione civile e politica a livello planetario. Tutto era iniziato negli Stati Uniti con la fusione della protesta giovanile delle minoranze nere con quella dei pacifisti contro la guerra del Vietnam. In pochi mesi l’intero pianeta si infiammò con la protesta dei giovani, per lo più studenti. Non c’era internet e l’informazione era affidata a giornali e TV, non sempre obiettivi o disponibili. Mi domando cosa sarebbe successo allora se ci fosse stata la velocità di oggi nello scambio e nella libertà delle comunicazioni consentita dal web e dai social. Il Sessantotto quindi non fu un fenomeno mediatico, bensì un fenomeno sociale, culturale e anche politico, nato quasi contemporaneamente in tutto il mondo dalla convergenza di nuove esigenze delle popolazioni giovanili.
L’emergenza climatica oggi diventa il fulcro di una seconda epocale ribellione dei giovani. Eppure l’inizio non è stato una rivolta sociale od una guerra, ma una ragazzina minuta di 15 anni, affetta da una strana malattia che la rende dura ed ostinata, seduta con un cartello in mano davanti al Parlamento svedese. E qui è la differenza fondamentale con quanto accaduto mezzo secolo fa: il web e i social mettono al centro il “personaggio” e Greta diventa un fenomeno mediatico. Con tutte le conseguenze (positive e negative): si diffonde la consapevolezza dei pericoli per i cambiamenti climatici e milioni di ragazze e ragazzi scendono in piazza. Finalmente – potremmo dire – finalmente i giovanissimi sono consapevoli, responsabili e incazzati!
Ma Greta perde identità, diventa molteplice, viene interpretata in modi contraddittori: è simpatica o antipatica; è sincera o etero diretta; è apprezzata o derisa; è amata od odiata; incute rispetto o timore. Qualcuno ha scritto addirittura che Greta mette paura. Se fossimo stati nel medioevo sarebbe stata una santa o forse una strega. Disegnata dai media contemporanei come una piccola, giovanissima eroina dallo sguardo severo che, trecce al vento, a denti stretti combatte il “male”, proponendosi come vegana, muovendosi solo in bicicletta, rifiutando di viaggiare in aereo, di usare lo smartphone o altre tecnologie, di comprarsi vestiti per farsi bella, Greta non è più reale, è solo una immagine, ma scuote il mondo.
Concordo con molto di quanto hai scritto. Non sono vegana, viaggio per lavoro e per diletto, appena posso, uso il telefono ed i social. Penso tuttavia che ogni piccola scintilla che possa smuovere anime e menti sia bene prezioso da tutelare
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