Un breve viaggio nelle Carceri

The tale of a metaphorical path through the Piranesi space

(Umberto Cao)

with English translation

La prima serie delle Carceri d’Invenzione di Giovanni Battista Piranesi – 14 acqueforti incise tra il 1745 e il 1750 – sono la rappresentazione fantastica di interni architettonici che evocano gli spazi cupi e drammatici della reclusione. Conducono in uno spazio architettonico diverso da quello classico della Roma antica, illustrato da Piranesi stesso e dagli architetti viaggiatori di tutto il mondo. Non hanno misura né centralità, ma dismisura e complessità. Sono rovine per eccellenza, architetture concettuali che esprimono le paure e i tormenti che ogni epoca contiene nella sua contemporaneità. Al tempo stesso articolano spazi tridimensionali, percorsi senza fine sospesi in oscure dimensioni. E’ spazio allo stato assoluto. Per questo vanno conservate come memorabili nell’archivio della nostra coscienza e nella pratica della nostra ragione.

The first sequence of “Giovanni Battista Piranesi’s Invention Prisons” –  14 etchings made between the years 1745 and 1750- symbolizes the architectonical interiors recalling the darkness and the drama of the reclusion. They lead to a different space compared to the classic’s of ancient Rome, illustrated by Piranesi himself and by other travelling architects all around the world. There is no measure neither centrality, but excess and complexity instead. The anticlassical language of architecture tells a space out of the time and space, even more, beyond time itself, making it iconic and eternal. These are the ruins for excellence, conceptual architectures meaning fears and sorrow which every age includes within in is own contemporaneity. At the same time they create tridimensional spaces, unfinished paths suspended into dark dimensions. It’s absolute space. This is why we must treasure them as memorabilia in the archive of our knowledge and in the acting of our reason.

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TAVOLA 1

Un mozzo di trave con corde aggrovigliate in primo piano, gradini che portano al nulla, un arco di pietra interrotto, anelli e catene di ferro, una balconata lontana con oscure figure, un ponte instabile, fanno da cornice alla firma di Giovanni Piranesi scolpita su una grande lastra di travertino. E’ la prima delle 14 tavole incise per rappresentare lo spazio immenso e indeterminato delle sue carceri. Abbiamo lasciato la città libera, ora siamo all’inferno.

A beam’s hub with entangled ropes at the forefront, steppingstones leading to the void, an unfinished stone arch, iron rings and chains, a far away balcony plenty of dark figures, an unsteady bridge, all these things framing to the signature of Giovanni Piranesi carvedon a big travertine’s marble. This is the first of the 14 carved tables in order to represent the limitless and undetermined space of his own prisons. Leaving the free city, now we found Hell.

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TAVOLA 2

Saliamo lungo una scalinata che si arrampica attorno ad un pilone cilindrico, che sostiene grandi volte a botte, arrivando a sormontarlo interamente. Alcune figure salgono e scendono, forse carcerieri, forse giudici, forse prigionieri irrequieti. Dal fondo, dove l’aria umida offusca la vista, arriva la luce.

Climbing the stairs all around a cylindrical pillar that supports big barrel vaults covering up it all. Some figures get up and down the stairs, maybe prison warden, judges, or troubled prisoners. From the bottom where the damp air makes our vision blurred, the light comes through the darkness.

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TAVOLA 3

Percorriamo la scala e ci ritroviamo in un grande ambiente piano delimitato da archi e contrafforti. Dietro ogni arco la luce è più forte e si dispiegano altre scale: è l’invito a salire ancora.

Walking along the stairway we face a great wide open level bound by arches and buttress. Behind each arch the light is stronger and other stairs are shown. It’s a call for us to keep on climbing.

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TAVOLA 4

Scansiamo corde e drappi logori ed evitiamo quattro prigionieri seminudi che si dimenano: due di loro, seduti sul pavimento, non sembrano in grado di rialzarsi. Una coppia di indecifrabili figure araldiche con elmi e piume danno lustro all’ennesima scalinata. Guardiamo in alto dove malferme passerelle in legno collegano pilastroni in grandi blocchi di pietra.

We move over ropes and worn out drapes while avoiding four half-naked struggling prisoners: the two of them, seated on the floor, don’t seem to be able to get up. A couple of  indecipherable heraldries figures with helmets and feathers are supposed to dignify the last one of the staircases. Looking up we see precarious wooden gangways which connect big stone pillars.

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TAVOLA 5

Arriviamo ad un portale a sesto ribassato dietro il quale, finalmente, ritroviamo la luce di un cielo nuvoloso; c’è ancora una rampa, poi le enormi arcate di un ponte sembrano attraversare una piazza ad emiciclo. Si intravedono due obelischi.

Heading towards a lowered pointed arch, behind which, at last, we found the light of a cloudy sky; there is still a flight, then the huge arcade of a bridge seem to pass through a semi cycle square. Now two obelisks can be seen.

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TAVOLA 6

Ma è una illusione, siamo sempre dentro e il nostro viaggio diventa ancora più duro: al sommo della scala due guardie armate sorvegliano a distanza un prigioniero torturato sul bordo di un pozzo. L’aria qui è ancora più umida e in trasparenza rivela pilastri cilindrici che sostengono ripide scale elicoidali. Passerelle con travi a sbalzo sfidano la profondità dello spazio, sostenute da corde che potrebbero cedere: Qualcuno si muove nelle scale e sulle passerelle.

But it’s just an illusion, we are still inside and our journey becomes harder than ever: on the top of the staircase two armed guards watch over a tortured prisoner next the top of a well. Here the air is damper and in transparency reveals cylindrical pillars supporting steep helicoidally stairs. Gangways with cantilevers dare the depths of space, supported by extremely precarious ropes. Somebody is wandering on the stairs and on the gangways.

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TAVOLA 7

Passiamo sotto un arco e ci ritroviamo in un ambiente più piccolo dove un gruppo di donne si muove davanti ad una fontana a poca distanza da un portale costituito da enormi blocchi di pietra. Sopra cigola una gigantesca ruota. Ci fermiamo, esitiamo prima di proseguire, sulla destra c’è un passaggio sotto un arco, entriamo.

Passing under an arch, we end up in a smaller space where a group of women is moving in front a fountain near by a portal made of huge stone blocks. Above us an enormous wheel squeaks. We stand still, hovering before carry on then facing on the right a way under an arch, we do choose to enter.

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TAVOLA 8

Ci ritroviamo in un ambiente enorme a pianta quadrata attraversato dal ponte prima intravisto. Davanti a noi i resti di una costruzione in legno con corde e drappi: forse una impalcato crollato, forse una forca in disuso. Negli spicchi di luce, tra le pietre, crescono effimeri ciuffi d’erba.

We found a huge square plan location crossed by the bridge seen earlier. In front of us the ruins of a wooden construction  with ropes and drapes. Maybe a collapsed structure or abandoned gallows. Through the light, amongst the stones, the fleeting grass is growing.

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TAVOLA 9

Siamo stanchi e storditi, ma proseguiamo infilandoci in un percorso buio in fondo al quale appare un grande plinto di sostegno di una doppia arcata impreziosito da teste leonine con anelli per catene. Sotto, incastrata tra le pietre, una lapide. Vorremmo fermarci e leggere, ma non ci è concesso.

We are weary and dazed, but we move on passing through a shady way in the bottom of which a big support plinth fixed to a double arcade decorated with lion heads with chains rings appears. Below, stuck amongst the stones, an headstone. We would long to read what is written on the top, but we are not allowed.

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TAVOLA 10

Pieghiamo a destra ed entriamo in un ambiente voltato e impostato sopra un basamento di piccoli archi: per ogni arco una grata ed una cella. Sempre scale che salgono: prendiamo gradini che ci portano in un ambiente pacato.

We turn on the right entering in a vault space, fixed over a basement with little arches: for each arch, there’s a grating ant a cell. Yet ascending stairs: we climb steps that lead us in a quiet place.

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TAVOLA 11

Il concerto di stili qui svela un pilastrone cilindrico con risalti che sorreggono travi e ponteggi. Due lumi pendono insolitamente preziosi. Respiriamo sollevati, ma ci attende uno spettacolo terribile.

The agreement of the all styles together unveils a cylindrical pillar with relieves supporting beams and scaffoldings. Two unusually precious lamps hanging up. Relieved, we breath, but an horrible show is coming.

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TAVOLA 12

Nella sala appena raggiunta, davanti a noi, su un podio, un gruppo di prigionieri nudi e incatenati urla e strepita, mentre tutt’intorno dalle celle, dalle balconate e dai ponti sospesi gli altri prigionieri assistono allo spettacolo urlando anche loro. il rimbombo è assordante.

In the hall we just stepped in, right in front of us, on a podium, a bunch of naked and chained prisoners yell and shout, while all around from the cells from the balconies and from the suspended bridges, other prisoners attend the show, also yelling themselves. The rumble is deafening.

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TAVOLA 13

Continuiamo a salire, ora siamo in una ambiente dominato da un pozzo sul quale incombe una carrucola troppo pesante e grande per sorreggere un secchio d’acqua. Accanto, due guardie attendono. Altre due scendono dalle scale trascinando qualcosa di scuro, un prigioniero forse ferito, forse morto. Siamo presi da vertigini, ma ci dicono che siamo vicini al termine del viaggio e saliamo ancora seguendo un percorso chiuso da due muri.

Anyways we head to the next level, where we found a space overlooked by a well on which overhangs a too heavy pulley unable to sustain a bucket of water. Next to it, two guards are waiting. Two others go down the stairs dragging something dark, maybe a wounded prisoner or even a corpse. We get dizzy, but we have been told that we are close to the end of our ride, so we get the stairs again following a way closed by two walls.

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TAVOLA 14

Quando arriviamo alla quattordicesima sosta, quella finale, davanti a noi si manifesta qualcosa di incredibile: lo spazio non ha più dimensione nè misura, è straziato come il suo destino; i piloni non hanno allineamenti e appaiono in rovina, oppure non finiti; le travi in legno si incastrano e si incrociano rinnegando ogni ordine costruttivo; le luci e le ombre che provengono da finestre lontane e invisibili si accaniscono mettendone in evidenza i dissesti. Difficile descriverlo, difficile abitarlo. Facile viverlo perché qui, finalmente, domina il silenzio. Ci addentriamo apprezzandone la profondità, ora le scale sembrano più leggere, il supplizio lascia il posto alla melanconia, o, forse, al sogno. La fabbrica architettonica di Piranesi si dissolve nel mistero di una esplorazione che non può avere fine. E’ spazio universale.

Reaching the fourteenth stop, the last one, right in front of us something unbelievable is shown: the space has no longer dimensions neither measures, it looks lacerate like his fate. Pillars haven’t lineups and look ruined, otherwise left undone. The wooden beams wedge and cross themselves denying every architectural order. The lights, the shadows and the invisible windows coming from far away burst, showing up to us the disarray. It’s difficult to describe and occupy it. Easy to experience though, because of the silence that finally rules. We go further enjoying the depth, now the stairs are lighter, the torment is replaced by gloominess, or maybe by a dream. The Piranesi’s architectural factory fades into the mystery of an endless search. This is the universal space.

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