Una delle ultime esperienze didattiche nella Scuola di Ascoli Piceno (2013)
Confusione è parola inventata per indicare un ordine che non si capisce (Henry Miller, scrittore, Tropico del capricorno)
Se nella Babele delle grandi metropoli contemporanee la grammatica soccombe, gli uomini, nonostante ciò, si intendono (Paolo Fabbri, semiologo, Elogio di Babele )
Nella Bibbia troviamo la descrizione della torre di Babele; un brano che si apre a diverse interpretazioni, ma che in via generale simboleggia la nascita delle differenti lingue nel mondo. Gli uomini infatti fino a quel momento avevano condiviso il medesimo linguaggio e insieme desideravano costruire una città la cui forma avrebbe riprodotto una torre tanto alta da raggiungere Dio. E’ a questo punto però che gli esseri umani vengono separati, una separazione che secondo alcuni è frutto di una raggiunta consapevolezza dell’uomo che lo rende pronto a popolare il mondo e a realizzare altrove ciò che ha imparato; che invece secondo altri è il castigo divino per l’imperdonabile superbia umana che ha ritenuto con la realizzazione della torre di poter sfidare Dio. Questa separazione comporta la perdita della lingua comune e la suddivisione in tante lingue diverse che non consente più di capirsi. Il termine Babele in senso figurato rappresenta la confusione, utilizzato non a caso con questa accezione anche nel linguaggio comune.
Nel mondo antico, ogni città della Mesopotamia aveva una sua torre che spesso era anche il luogo sacro. Ziqqurat è il termine usato per queste costruzioni, dalla radice zqr che significa costruire in alto. Benché simili alle piramidi, non erano tombe, bensì templi. Erano costruite a gradoni decrescenti posti uno sopra l’altro in modo da formare ad ogni piano dei terrazzamenti decorati con verde e collegati da scale o da rampe, comunemente usati per la preghiera.
Babilonia fu costruita da Nabucodonosor (605 – 562 a.C.) e caratterizzata da molte di queste torri gradonate, adornate da giardini con alberi e piante di ogni specie portati da tutte le parti del mondo. La prosperità dei giardini dipendeva da un’efficiente sistema d’irrigazione, sfruttando l’acqua del fiume Eufrate.
Generalmente oggi si fa corrispondere la Torre di Babele al grande Ziqqurat, ora ridotto a rovina, che corrisponde all’attuale città di Al Hillah, in Iraq, a 80 km da Baghdad. In cima vi era il vero e proprio tempio, originariamente dedicato al dio Marduk. I mattoni erano formati da terra cotta e non da pietre a causa della quasi totale assenza di rocce nel territorio. Veniva usato il bitume naturale, originato nei sedimenti lacustri o oceanici, al posto della calce. Altezza e larghezza della base quadrata avevano la stessa misura di circa 90 metri. La torre era quindi inscrivibile in una forma cubica.
Area di progetto
L’area che prendiamo in esame è situata ai margini del centro storico di Roma, lungo il Tevere, in quella che è possibile chiamare la “prima periferia” di Roma Capitale. E’ parte del complesso del vecchio mattatoio romano realizzato all’inizio del XX secolo al di sotto delle pendici del “Monte dei cocci”, una celebre antica collina del III secolo, esito delle discariche di antichi materiali edilizi romani. Il mattatoio era stato progettato dall’architetto Gioacchino Ersoch nel 1872 e realizzato nel 1888 , in una zona, già destinata all’edificazione di nuove residenze operaie nell’ambito dell’insediamento commerciale ed industriale a ridosso del porto fluviale di Roma.
La parte che interessa per la collocazione della Torre di Babele del XXI secolo è l’ex Campo boario a sud del complesso e a ridosso della ferrovia. Il Comune di Roma vi ha previsto interventi di riqualificazione che tardano ad essere realizzati. Questo spazio aperto, ampio e degradato, negli ultimi anni ha acquisito un carattere particolare che ha suggerito il tema di questo workshop. I centri sociali che si sono insediati, insieme alle iniziative di alcuni giovani architetti, hanno favorito l’insediamento di etnie molto diverse accomunate dalla condizione di immigrati o nomadi. Così rifugiati curdi o armeni, immigrati nordafricani, senegalesi e sudanesi, famiglie rom lo animano (e in parte lo abitano) talvolta con iniziative politiche per reclamare i loro diritti, talvolta con feste e banchetti per celebrare le loro tradizioni. Il Campo è diventato un territorio “melting pot”, dove gente diversa si incontra e si conosce, suona, danza, beve, mangia. Una crogiolo di lingue, di usanze e di costumi. Una Babele, appunto.
Allora vogliamo progettare un grande edificio che emerga su Roma dall’esplanade del Campo boario come la Torre di Babele emergeva su Babilonia. Una architettura che rilanci la sfida della Torre mesopotamica distrutta da Dio affinchè gli uomini si disperdessero nel mondo con lingue, usi e costumi diversi. Qui invece gli uomini devono ritrovarsi e vincere la sfida, accomunati dalle loro sofferenze e difficoltà, ma forti delle loro tradizioni. Dalle lingue diverse dovrà emergere una unica parola di pace e solidarietà. Sarà una architettura che potrà richiamare le forme dell’antica Torre di Babele (inscritta in un ideale cubo di m.90×90) così come la leggenda ce l’ha tramandata, ma sarà una architettura contemporanea, polifunzionale, che dia casa ai popoli rifugiati, ma contenga anche spazi per lo studio, la preghiera, il tempo libero il commercio. Tutto insieme dentro una piccola città verticale che si inerpica nel cielo di Roma. Una città compressa, una città zippata.
At UCLA 1984 I offered a studio “HEAVEN AND HELL” an Institute to be sited on the Palatino in Roma !!!
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The same symphony!
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