Le opposizioni, quelle di destra, quelle populiste e quelle di una parte della sinistra in questi mesi fanno un gran chiasso attorno al problema della commistione tra interessi generali e interessi personali diretti o indiretti che coinvolgono alcuni esponenti dell’attuale Governo Renzi. E’ una spinta di opposizioni che vogliono indebolire chi governa in tempi di riforme costituzionali, referendum, elezioni amministrative e presto anche politiche. Quindi una spinta legittima. Niente di nuovo perché, come si usa dire in democrazia, le opposizioni fanno il loro mestiere.
Ma il problema è un altro ed è proprio quello del “mestiere del politico”.
Il moralismo e il giustizialismo che animano l’opposizione politica, di qualunque colore e in qualunque paese democratico, più in generale in tutto il mondo, sono una maschera per conquistare il potere. Perché la politica è conquista del potere. Nel bene e nel male, in difesa dei diritti dei deboli o dei potenti, nel segno del cambiamento o della conservazione, è sempre la lotta per l’affermazione di un interesse che mette insieme le idee e gli interessi collettivi (di un gruppo sociale, di un movimento, di un partito…) con gli interessi personali di affermazione di chi vuole rappresentare questi interessi collettivi.
Ci sono i casi di corruzione e di evidenti conflitti di interesse. Ma sono casi estremi verificatisi in passato e sempre a rischio, ma che oggi appartengono più alla dimensione amministrativa e locale della politica, che a quella eminentemente nazionale e di governo. Un orologio Rolex donato ad un figlio, un padre che amministra in modo sconsiderato un istituto bancario, una telefonata sciagurata che anticipa ad un fidanzato la notizia dell’approvazione di una legge favorevole alla sua attività, per quanto episodi riprovevoli, a parere della magistratura (almeno al momento) non sono considerati casi di corruzione né di conflitto di interessi.
Il fatto è che il politico con responsabilità di governo è perennemente esposto a faccendieri e centri di potere che chiedono e premono. E che questo politico ha interesse (e piacere) nell’avere riscontri della sua autorevolezza sia nell’ambiente familiare che delle amicizie, sia nella base professionale che in quella elettorale, sia nella comunicazione mediatica che in quella di piazza. In una parola cerca il riscontro di un consenso e a volte anche di un successo.
Tanto più il protagonista di una vicenda di governo riesce a tenersi lontano da questa commistione di interessi, tanto più sarà un politico di valore. Ma la politica purtroppo è anche questo.