Ci son molti appassionati di Cinema che nutrono dubbi nel considerare le Serie un format che possa esprimere le stesse qualità di un lungometraggio tradizionale, che si conclude generalmente nello spazio temporale compreso tra i 90 e 150 minuti. I dubbi riguardano innanzi tutti la “scrittura” del film che sarebbe necessariamente dilatata e scandita dalle “tappe” dei singoli episodi. Ma anche la regia, per necessità condotta a più mani, e la recitazione, affidata ad interpreti non sempre di primo piano. In definitiva i cinefili dubbiosi considerano la Serie una espressione cinematografica di livello basso, espressa dalla televisione, con i mezzi televisivi e per il pubblico televisivo. E certamente se ci si riferisce alla tradizione della mediocre fiction televisiva a puntate – soap opera o telenovela – da quelle di cinquanta anni fa, prodotte in nord e sud America, sino a quelle ormai diffuse in tutto il mondo, Italia compresa, i dubbi sono fondati.
Ma uno dei meriti delle reti televisive a pagamento, e in particolare di quelle “on demand”, è proprio quello di avere puntato su una nuova dimensione della rappresentazione cinematografica. E cioè di avere pensato ad un prodotto filmico che si adattasse al medium televisivo, visibile nei modi e nei tempi del “privato”. E questo è il Cinema ad episodi. Cinema in piena regola,orientato a target diversi,
caratterizzato per generi, scritto, diretto e interpretato da professionisti di qualità. Come nel Cinema tradizionale, così nelle Serie ci sono film belli e meno belli, ma i pregiudizi negativi andrebbero allontanati.
Alcuni titoli hanno fatto scuola: dai Sopranos a Mad Man, da Breaking Bad a True Detective, da Killing a The Bridge, da Homeland a House of Cards, da Romanzo Criminale a Gomorra, per citarne solo alcuni. E non sono solo prodotti nordamericani, (AMC, FOX, HBO, Netflix, ecc,..), ma anche Inglesi (BBC), danesi (DR), svedesi (NRK), e italiani con SKY Italia.
Il grande pubblico esita ancora, causa i costi delle piattaforme “on demand”, peraltro non eccessivi
se si considera che l’abbonamento mensile (10 euro) a Netflix (che trasmette su Internet) può essere disdetto e riattivato mese per mese. Chi non ha la Smart TV può collegare il notebook con il cavo HDMI al televisore, oppure, con una semplice chiavetta prodotta da Google, che si chiama Chromecast, può trasferire via WI-FI il segnale internet dallo smartphone al televisore e vederlo su grande schermo.
E se ancora ci sono dubbi, basta vedere NARCOS. Creata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro per Netflix, già uscita in due stagioni per 20 episodi complessivi, la serie racconta la vicenda dello scontro sanguinoso in Colombia tra narcotrafficanti, esercito colombiano e uomini della DEA nordamericana, con la partecipazione da una parte
della guerriglia organizzata, dall’altra di giustizieri squadristi. Ricordiamo tutti quella incredibile guerra, sviluppatasi negli anni Ottanta e Novanta, che fece precipitare la Colombia nel caos, causando centinaia di morti tra sparatorie e attentati. Il protagonista delle due Serie è Pablo Escobar, terribile e potente criminale del commercio di droga, in guerra contro tutti. La storia vera, come in uso nel Cinema, è integrata da invenzioni di sceneggiatura, ma riproduce sostanzialmente l’andamento dei fatti, al di là della recente indignazione del figlio di Escobar relativamente ad alcuni aspetti marginali, indignazione che nasconde la promozione di un proprio libro di ricordi sulla vicenda del padre.
Oltre ai meriti di una eccellente sceneggiatura, curata nei minimi dettagli, delle regie abili e congeniali al ritmo del racconto e della recitazione perfetta di protagonisti e comprimari, NARCOS va ricordata meritoriamente per alcuni aspetti specifici. L’intreccio di montaggio con la tecnica della docu-fiction, che inserisce sequenze e foto dei veri protagonisti di allora e che non fa dimenticare la realtà della vicenda. La scelta di non doppiare i dialoghi in lingua spagnola, che concorre a caratterizzare fortemente i luoghi e la gente (scelta analoga ai dialoghi in dialetto napoletano di Gomorra). La capacità infine di comunicare allo spettatore una sorta di sospensione tra bene e male, di indifferenza tra valori e disvalori, di disincanto rispetto alla morte, che non solo appartiene alle bande criminali, ma anche a chi li combatte, ossessionato dalla necessità di porre fine ad una delle guerre tra malavita e stato più incredibili e violente dello scorso secolo.
A proposito di serie tv, a me fa impazzire questa: https://wwayne.wordpress.com/2014/04/27/nuove-frontiere/. L’hai mai vista?
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Non la conosco, dove la trovo?
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Io la guardo su Top Crime, ma son convinto che la trovi anche in rete. E a proposito di roba che si trova in rete, ti segnalo anche questo film: https://wwayne.wordpress.com/2016/01/17/un-film-completamente-folle/. Mi ha fatto spanciare dalle risate! 🙂 Grazie per la risposta! 🙂
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già visto, un buon film. In rete vedo solo serie ancora non distribuite. Comunque diffido delle serie delle reti generaliste. Molto mal fatte anche quelle della RAI
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Anch’io diffido delle serie RAI e italiane in genere. Ammetto comunque che sono state (e sono tuttora) una straordinaria vetrina per attori capaci, come Francesco Pannofino. Tra i suoi film ti consiglio caldamente questo, è di gran lunga il più riuscito: https://wwayne.wordpress.com/2016/05/22/il-giorno-di-timber/. Grazie ancora per il piacevole scambio! 🙂
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