Un incontro con l’assessore Montuori

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Finalmente lunedì 29 maggio si è svolto a Roma, nella sede dell’ACER (abituale luogo delle serate INARCH), il rituale incontro di costruttori e architetti romani con l’assessore Luca Montuori, che a marzo aveva sostituito il dimissionario Berdini (ma in realtà era già nello staff dell’assessorato alla cultura). 

Conosco bene il curriculum di Montuori come architetto e professore universitario, e lo ritengo un progettista e docente di qualità, attento alla città di Roma che conosce bene anche in virtù di passate collaborazioni con l’amministrazione Veltroni. Avevo ascoltato la sua presentazione di insediamento nel Consiglio Comunale, che però mi era sembrata un po’ incerta sia dal punta di vista politico che nel merito. Purtroppo la relazione all’INARCH è apparsa altrettanto debole.

Sostanzialmente cosa è emerso? Innanzi tutto il caos che ancora persiste negli assessorati romani e in particolare in quello all’Urbanistica/Lavori pubblici, con moltissime procedure inevase, convenzioni sospese, progetti incompleti da anni in attesa di approvazioni, nonché contenziosi da risolvere nei rapporti pubblico-privato. Così Montuori ci ha raccontato che è impegnato “ad aprire gli armadi” – proprio così ha detto – per cercare di capire cosa portare avanti e cosa invece accantonare. Non c’è dubbio che il principale problema della amministrazione comunale romana sia l’inefficienza di un personale reclutato da decenni con criteri clientelari, che hanno favorito una burocrazia interpretata come scudo per posizioni di potere. Niente di nuovo, quindi, ma neppure niente che cambia. Poi Montuori ha accennato alla necessità che il governo centrale si impegni in finanziamenti particolari per Roma Capitale, così come accade in altre capitali europee. Giustissimo, ma l’assessore ha considerato quanto le prime decisioni in ambito urbanistico romano prese dai 5 stelle (oltre alla tanto legittima, quanto feroce opposizione politica) abbiano ostacolato l’avvio di una collaborazione istituzionale?

Poi Montuori si è dilungato nell’illustrare la sua visione del quadro economico romano e nazionale. Parlando di un modo diverso di operare, ma senza spiegarlo al di la di generiche  affermazioni di metodo in favore dell’interesse pubblico. La crisi iniziata 10 anni fa – ha sostanzialmente detto – è divenuta strutturale ed è inutile farsi illusioni.

Io sono d’accordo nella visione di una Europa ed un Occidente che hanno perso la centralità economica e la capacità di guidare le trasformazioni planetarie, capisco anche il realismo del nuovo assessore e la volontà di non accendere aspettative eccessive, ma stiamo parlando di amministrare una città e di avviare una strategia di rigenerazione nei limiti del possibile, non di altro. Così mi pongo alcune domande. Perché Milano, grazie agli investimenti, anche privati, bene gestiti dalla amministrazione Pisapia e grazie anche all’EXPO, oggi è allineata alle maggiori metropoli europee? Perché i costruttori a Roma continuano ad esser visti solo come speculatori che portano malaffare? Perché è stato detto no ad Olimpiadi che avrebbero potuto essere gestite sul modello di Londra 2012 (cfr su questo blog https://wordpress.com/post/umbertocao.com/5844)? Perché tanti progetti incompiuti hanno i cantieri fermi? Perché tanto tempo per decidere in merito a progetti in cui erano già disponibili coperture finanziarie (il Ponte alla Magliana, lo Stadio della Roma, gli ex Mercati Generali, i Magazzini Militari di via Guido Reni, le Torri di Ligini all’Eur, ecc…)? Certo, per ciascuno di questi casi ci sono errori e colpe delle amministrazioni precedenti, ma da un assessore architetto e progettista come Montuori mi sarei aspettato un pensiero più lucido.

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Mi sarei aspettato un programma non solo di metodo, ma di contenuti, una strategia, una visione della città futura, o una speranza tenuta in vita almeno come utopia. Unica intenzione (dichiarata con molta prudenza), la volontà di riprendere il Programma Integrato di Pietralata e di densificare i nodi urbani già dotati di infrastrutture e accessibilità, come l’area della Stazione di  Pietralata, appunto. Ottima cosa, ma un ragionamento sulla densificazione urbana, magari sull’esempio della Londra contemporanea (cfr ancora l’articolo già citato su questo blog) avrebbe meritato ben altre indicazioni operative: le aree prescelte, le azioni per il rafforzamento della mobilità (Rutelli nel 1993 si presentò con il “Piano del ferro”), gli strumenti urbanistici, il coinvolgimento di costruttori e architetti, i concorsi da bandire.

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Il neo assessore mi è sembrato insicuro e timoroso. Fiero di essere riuscito ad organizzare riunioni coordinate tra diverse competenze per risolvere il problema della cattiva illuminazione pubblica emanata dal nuovo sistema a led (!?). Ma preoccupato di avere visto tra il pubblico alcuni giornalisti (certamente era presente anche qualche politico del Movimento 5 stelle), esitante nelle affermazioni, quasi fosse stretto da una tenaglia: da una parte nel suo ambiente di architetti e costruttori, dall’altra con le responsabilità di portare avanti la linea politica della sua amministrazione.

Certo, forse è sbagliato avere fretta e pretendere tempi certi. Montuori, spero, potrà avere altre carte da giocare. Per il momento, però, ci sentiamo sempre più rinchiusi in quella decrescita (in)felice teorizzata dal partito che oggi amministra Roma e che non sembra stia avvicinando la nostra città ad un riscatto.

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