Quattro donne, l’autrice del libro originale Louise Doughty, la sceneggiatrice Amanda Coe, la regista del film Jessica Hobbs e l’attrice protagonista Emily Watson, raccontano una storia che tocca aspetti profondi della dimensione privata e della sessualità della donna in età matura. E’ una miniserie in 4 puntate – ma sarebbe meglio chiamarlo film – prodotta dalla BBC e uscita da poco in Italia su La Effe e Sky.
Yvonne, cinquant’anni e sta per diventare nonna, ha un lavoro nella ricerca scientifica importante ma stressante, un marito apprezzato, affetti familiari turbati da un figlio difficile, complessivamente una cornice ambientale di benessere e cultura, ma anche di routine e problemi quotidiani, nella Londra di oggi. Questa è la sua vita quando si trova a vivere due esperienze estreme ed opposte di sesso: da una parte l’incontro casuale con uno sconosciuto che si trasforma in passione, dall’altra lo stupro subìto ad opera di un collega di lavoro. Yvonne è chiusa “in un vicolo cieco” – questo è anche il sottotitolo della versione italiana – nel quale si dibatte senza trovare via d’uscita né per dare spazio ad una relazione clandestina che l’appaga, né per denunciare l’orribile violenza che ha subito.
Tralasciando ovviamente di completare il racconto ed il suo esito finale, mi interessa sottolineare la capacità del film (probabilmente anche del libro, che non ho letto) di rappresentare i personaggi e i loro comportamenti senza moralismi né giudizi. Il tradimento coniugale, il sesso vissuto senza freni né limiti, il sesso subìto in modo vigliacco e devastante, la fragilità che ritrova forza in un nuovo rapporto, la paura di perdere dignità e affetti consolidati, ma anche il coraggio della bugia che protegge la trasgressione, sono tutte contraddizioni che affannano il nostro quotidiano e che, magari in parte e in modo meno estremo, tutti potremmo avere vissuto.