Riporto uno scritto di Bruno Darò che racconta l’incontro che abbiamo avuto con Ovidio Jacorossi all’interno della galleria MUSIA, da poco aperta a Roma

Ieri sera eravamo nella nuova Galleria che Jacorossi ha inaugurato qualche giorno fa in via dei Chiavari nell’area della movida romana, vicino al passetto del Biscione sopra i resti del Teatro di Pompeo. Stavamo aspettando gli amici, tra cui Giorgio Braschi che era nel team di architetti guidati da Carlo Jacoponi, che si sono occupati del recupero, per provare il ristorante e Ben Hirst, lo chef inglese. Stavamo guardando il bel quadro di Armando Spadini, quando è entrato proprio LUI: Ovidio, si è avvicinato al nostro gruppo e si è presentato: – Buonasera sono Ovidio Jacorossi – . Ha iniziato parlando della sua iniziativa e dell’idea di allargare alle periferie il progetto installando moduli prefabbricati (container?) per contribuire alla rinascita della città. Chissà se gli abitanti di Tor Bellamonaca vorranno interagire con De Chirico? Poi il discorso è scivolato sui ricordi personali e la mitologia di famiglia, ha raccontato come loro sono ancora radicati nel quartiere,come suo padre arrivato negli anni 20 dall’Abruzzo con quella determinazione della gente di quella regione avesse iniziato l’attività di “carbonaro” nei locali situati un po’ più avanti dall’altra parte della strada dove ora è un garage gestito da ultrà giallorossi.
Il commercio dei combustibili dal carbone al petrolio si è sviluppato e l’azienda e divenuta una realtà importante nell’area romana anche per il contributo fondamentale della madre, una donna concreta con un forte senso della realtà. Il papà, divenuto benestante, per la sua bontà divenne il mecenate delle famiglie povere del quartiere. Quando il papà morì la mamma, rimasta sola a crescere i figli, si è rimboccata le maniche e li ha fatti studiare, ma a un certo punto quando Ovidio ha espresso il desiderio di frequentare l’università gli ha detto che prima doveva lavorare nell’azienda di famiglia per dare il suo contributo. E cosi è stato: Ovidio ha lavorato sviluppando la ditta, ma ha anche studiato arrivando a laurearsi come aveva promesso al suo papà. Negli anni settanta una banda di balordi ha rapito il fratello ed è stato proprio Ovidio che ha condotto la trattativa senza cedimenti.
Ovidio si è avvicinato e appassionato all’arte frequentando un compagno di liceo poi divenuto critico e ha sempre cercato la qualità accanto all’aspetto commerciale. Ha gestito infatti il ristorante del Palazzo delle Esposizioni dopo il restauro di Costantino Dardi negli anni 80, dove esponeva una parte della sua vasta collezione di “modernariato” e design. Ci ha anche parlato della parsimonia di suo fratello minore giustificandola con la considerazione che in effetti era un dipendente e non un socio e della sua attenzione quasi maniacale ai dettagli raccontandoci le sue osservazioni e critiche alle preparazioni della cucina.
Quando si è presentata l’occasione di acquistare i locali fatiscenti, che erano un deposito di articoli casalinghi, ha immaginato il progetto della galleria e del ristorante che dopo mille peripezie è riuscito a portare a termine nel migliore dei modi.
Poi nel cortile, forse progettato da Baldassarre Peruzzi dove al primo piano affaccia la cappella sconsacrata dove vive la vecchia pittrice malata, ci ha mostrato l’ultimo acquisto: la statua della Madonna di Loreto che serviva per arredare lo spazio perchè è alta un metro e settanta e forse viene anche il Papa a vederla. E poi ….siamo andati a cena.
Dal 1° dicembre 2017 al 28 febbraio 2018 – Galleria 7.
Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma, collezione Jacorossi | Mostra a cura di Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino
Cinquanta opere della Collezione Jacorossi articolate entro il quadro di una rigorosa ricostruzione storica delle vicende delle arti plastiche a Roma nella prima metà del Novecento. Opere significative di tra cui spiccano De Carolis, Balla, Martini, a Cagli, Leoncillo, Colla, Afro.
Sale Pompeo-site-specific, Il Teatro di Pompeo, installazione di Studio Azzurro video concepito appositamente per MUSIA.
Situato sui resti dell’omonimo Teatro romano e ideato per ospitare opere presenta la nuova grande video installazione di Studio Azzurro dal titolo Il Teatro di Pompeo: un dramma (durata 18 minuti) per 4 stanze e 8 schermi
Galleria 9: la rassegna sui gioielli d’artista
La Galleria con ingresso da via dei Chiavari 9 proporrà l’esposizione e la vendita di opere d’arte, fotografia e grafica, oggetti di design ed arti applicate.
MUSIA, Via dei Chiavari 7/9, Roma
www.musia.it | T. 06 507735 | info@musia.it
Orari: da martedì a sabato ore 12-23, domenica ore 10-16 | lunedì chiuso | Ingresso: libero