(articolo già pubblicato su L’Italia Che Verrà – http://litaliacheverra.it/

La bellezza di una città è data anche da una realtà che ti proietta nel futuro. (Giuseppe Sala, sindaco di Milano)
Roma: le modernizzazioni del passato
Dentro il grande problema dell’assetto urbanistico generale c’è quello delle trasformazioni urbane. Basta guardarsi intorno, osservare le grandi capitali europee (Parigi negli anni Ottanta, Berlino dopo la caduta del muro e Londra oggi, ecc…) per capire che non ci può essere futuro per una città capitale se questa non si propone anche per la modernità e capacità di rigenerarsi, offendo una propria immagine di città in prospettiva. Non è sufficiente un grande centro storico per costruire una capitale.

In passato Roma ha saputo modernizzarsi. Dopo l’unità d’Italia la città umbertina si è sviluppata al di fuori del centro antico, con i grandi nuovi quartieri dell’Esquilino e via Merulana sino a San Giovanni, assumendo come criterio regolatore gli assi storici progettati da Domenico Fontana per Sisto V verso la fine del ‘500.

A suo modo, con tutti i suoi limiti ed errori, e nonostante l’iniziale diffidenza di Mussolini, anche il Fascismo ha modernizzato Roma coinvolgendo i più grandi architetti del tempo ed elevando la qualità delle infrastrutture e dei servizi. Basta ricordare il programma dei nuovi uffici postali, i concorsi per gli edifici rappresentativi del Regime, la realizzazione della Città universitaria, del Foro Mussolini (oggi Foro Italico) e l’avvio dell’Esposizione Universale ’42, interrotta dalla guerra.

Circa dieci anni dopo la seconda guerra mondiale, Roma ha avviato un processo di modernizzazione per i Giochi Olimpici del 1960, con opere pubbliche e di viabilità nelle sue aree intermedie che ancora oggi costituiscono punti di forza della struttura urbana: il recupero dell’ex Foro Mussolini, oggi Foro Italico, divenuto grande parco sportivo della città; il completamento dell’ex E42 divenuto EUR; altri impianti sportivi di qualità e il Villaggio olimpico, piccolo gioiello dell’urbanistica moderna; la tangenziale est; il sistema di scorrimento Corso d’Italia/Muro torto. Negli anni seguenti è partito il grande piano dell’Edilizia economica e popolare (Legge n.167) che per molti anni ha risolto e calmierato il problema della casa.

L’amministrazione Rutelli aveva modernizzato Roma secondo tre direttrici fondamentali: potenziamento della mobilità su rotaia (piano del ferro), in gran parte realizzato; interventi diffusi per la riqualificazione degli spazi pubblici in periferia attraverso la realizzazione del programma Centopiazze; e promozione di importanti opere pubbliche attraverso il dispositivo dei concorsi, proseguito poi da Veltroni. Le due amministrazioni realizzarono, tra l’altro, l’Auditorium, la nuova teca dell’Ara Pacis, il MAXXI e il Macro, la Stazione Tiburtina, il Ponte Ostiense e il Ponte della Musica e fecero partire il programma per il nuovo Centro Congressi all’EUR, oggi completato.

Il Piano Regolatore della amministrazione Veltroni di 10 anni fa si era posto il problema di riqualificare le periferie attraverso la realizzazione di centralità urbane, secondo il concetto di città policentrica. Parte di queste aree erano già in trasformazione, parte erano di nuova collocazione. Le principali erano:
Eur Castellaccio (oggi quasi completamente realizzata); Pietralata (oggetto di molti progetti e varianti comunque relazionati alle aree dell’ex SDO e della Stazione Tiburtina); Ostiense (centrata sulle aree degli ex mercati generali e dell’Università Roma3, poi a lungo in fase di stallo); Polo Tecnologico (in fase di progressiva edificazione); Tor Vergata (la più vasta, riferita alle aree dell’Università Tor Vergata e dintorni, con il fallito intervento per la “città dello sport” che si sarebbe dovuto recuperare per le Olimpiadi del ‘24); Bufalotta (quasi completamente realizzata attorno al grande centro commerciale Porte di Roma); Lunghezza/Ponte di Nona (attorno ad un quartiere residenziale già esistente ma privo di servizi e collegamenti di mobilità); Alitalia/Magliana (pensata per riutilizzare il complesso Alitalia e implementare ricettività e servizi).

Questo impegnativo e innovativo programma è andato in parte disatteso causa le troppe varianti, la successione al governo di Roma della amministrazione Alemanno (e le successive incompiute situazioni amministrative), ma anche per la devastante crisi economica. Va detto, però, che alcune valutazioni sbagliate, sia pure in nome della legittima tutela di aree di valore paesaggistico (Pian delle Valli, Tormarancia, ecc…), avevano imposto dispositivi di compensazione con i privati che hanno fatto saltare gli equilibri quantitativi e qualitativi delle centralità previste P.R.G. (*) Inoltre l’incapacità di controllo amministrativo sulle convenzioni con i privati (ovvero il discutibile comportamento degli uffici comunali romani) non ha tutelato gli acquirenti o affittuari delle abitazioni, lasciando ampi spazi di profitto ai costruttori.
Due azioni complementari: risanamento e densificazione
In definitiva, se la multipolarità urbana in qualche modo è stata ottenuta, questa però non è riuscita a realizzare quell’effetto indotto di riqualificazione delle grandi macchie abitative periferiche romane che ne era stata l’idea fondativa. Credo sarebbe opportuno ripartire proprio da qui, dalle centralità incompiute, concentrandosi però su investimenti pubblici, a partire dalla accessibilità e mobilità e dai servizi mancanti, senza escludere un ridimensionamento dei volumi edificabili; la vecchia cura del ferro può tornare non solo come slogan: la metropolitana è il primo tema da riproporre per il futuro, perché il degrado ed il disagio sociale di alcuni quartieri periferici romani nascono in gran parte dall’isolamento.

Ma a questa azione se ne deve accompagnare un’altra, diversa ma complementare. Senza ricadere nei discutibili miti delle Smart City o Ecocity, i criteri basici per il rispetto dell’ambiente sono tre: limitare il consumo di suolo, ridurre le distanze per evitare nuove, costose infrastrutture (strade, reti dei servizi, trasporti pubblici), ridurre i consumi di energia. Il rispetto di queste tre condizioni porta a definire un nuovo fondamentale indirizzo, la densificazione della città già costruita, sfruttando aree libere o degradate, o addirittura demolendo e ricostruendo senza consumo di altro suolo. Questo però richiede una amministrazione forte che sappia gestire il rapporto con il privato e regolarne investimenti e profitti.

La pratica della densificazione a Roma può risolvere anche un problema nuovo, causato dalla incapacità della attuale amministrazione Raggi di gestire persino l’ordinario. Infatti oggi assistiamo ad un fenomeno paradossale, inverso alla modernizzazione delle periferie: si stanno periferizzando le aree semicentrali, quelle dei quartieri consolidati attorno al centro storico. Sono convinto che interventi di modernizzazione (con importanti attrattori di cultura, spettacolo e tempo libero) di alcune di queste aree, già bene collegate anche con la metropolitana a quartieri più esterni, possano funzionare da aggregatore tra centro e periferia regolando flussi e rivitalizzando la città nelle sue propaggini esterne. Ricordiamoci l’effetto dell’apertura della linea A della metropolitana nei primissimi anni Ottanta ai tempi di Petroselli e Nicolini, che consentì a centinaia di migliaia di giovani di periferia di conoscere e frequentare il centro di Roma, i suoi monumenti e le sue manifestazioni estive. Citiamo alcune aree più significative: a nord l’area Flaminia con i musei e gli impianti sportivi; ad est il sistema Tiburtino (già “nuova centralità”) con la Stazione e la sede BNL; a sud l’area Ostiense con la rigenerazione dell’area degli ex Mercati generali (anche questa era un “centralità”); a sud-ovest l’area della vecchia Fiera di Roma e, più fuori, l’area con lo Stadio della Roma e i relativi servizi direzionali ormai in fase di attuazione.
Sono tutti contesti urbani bene organizzati (o in fase di riorganizzazione già progettata e finanziata) in termini di attrazioni pubbliche e viabilità sia su gomma che su ferro; e tutti sono dotati di aree vuote disponibili. Su queste aree in passato erano stati predisposti progetti e programmi, poi sospesi. Oggi qualcosa si sta muovendo, ma con lentezza e incertezze.
(*) Una ampia disamina su questo tema è riportata su: D. Papa, La questione delle “centralità” romane, in C. Cellamare, “Fuori raccordo, abitare l’altra Roma”, Roma 2016