NON SERVONO EROI

La storia dell’Ucraina, ancor prima del dissolvimento dell’Unione Sovietica, è stata una alternanza di conflitti sia interni tra diverse etnie o religioni, che esterni nel rapporto con la Russia zarista prima e bolscevica poi. Tensioni e contraddizioni non sono cessate quando l’Ucraina ha ottenuto la sua indipendenza dalla nuova Federazione Russa, cosicché tutto è confluito in diverse ed opposte spinte nazionaliste. Lascio agli studiosi e agli storici i necessari approfondimenti su vicende antiche e complesse. Nella mia condizione di cittadino, ragiono in base a fatti basici degli ultimi decenni, che posso così riassumere.

  • Molti travagliati secoli di vicinanza e interdipendenza di mercati ed economie tra Ucraina e Russia, invece di consolidare le comuni origini e culture in un ambito di autonomia, hanno esasperato i nazionalismi, soprattutto nelle regioni di confine sud-orientale, laddove permaneva una commistione tra etnie e lingue diverse.
  • La Russia non aveva mai accettato di perdere la Crimea per l’importanza strategica – militare e commerciale – nell’accesso al Mediterraneo.
  • La UE aveva esteso i suoi confini alle regioni baltiche e danubiane, stringendo sul versante occidentale le regioni ex sovietiche, tra le quali l’Ucraina svolgeva un ruolo di “cuscinetto” (come dice la stessa etimologia, u okraina, significa “verso la periferia”). Oggi fanno parte della Unità Europea anche, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Ungheria e Bulgaria, tutte repubbliche precedentemente incorporate nell’Unione Sovietica o comunque governate da regimi subalterni.
  • Operazione non dissimile – ma più azzardata perché in ambito militare – aveva messo in atto la NATO contravvenendo, tra l’altro, a precedenti accordi. Oggi, oltre agli “storici” stati dell’Europa occidentale, fanno parte dell’Alleanza Atlantica anche Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria.

La conseguenza di questi cambiamenti, realizzati in un tempo relativamente breve, è stata l’invasione e annessione alla Russia della Crimea, l’autonomia delle regioni russofone di Donetsk e Luhansk riconosciute dalla Russia come repubbliche autonome del Donbass. Tutto questo non ha certo giovato ad un equilibrio internazionale già alterato dalla discesa in campo della Cina, ormai potenza mondiale in campo militare e tecnologico e destinata in futuro a sostituire il mondo occidentale come baricentro dell’economia globale. Così la Russia, persa ormai la sua titolarità di impero eurasiatico, appare geopoliticamente schiacciata tra Cina ad est ed Europa (con gli USA) ad ovest. Tutto questo, e molto altro ancora, nella mente alterata di un dittatore squilibrato ha causato una sorta di paranoica paura di subire una aggressione, o, all’opposto, una frenesia di ritorno al passato, che lo spinge ad invadere un paese confinante, proponendosi come un pericoloso criminale di guerra.

Nessuna ricostruzione storica obiettiva e terza dei fatti, nessuna valutazione degli errori e responsabilità della controparte occidentale (USA, Europa e NATO), nessun giudizio sulle derive nazionaliste dei governi ucraini di questi anni, potrà mai assolvere o giustificare, neppure in parte, la guerra che Putin e la sua Russia stanno conducendo contro l’Ucraina, la distruzione delle città e l’eccidio di migliaia di innocenti.

Eppure, non servono eroi. Ne da parte dei governanti ucraini, né da parte di chi vuole imbracciare un’arma per difendere la sua patria. Stupisce che Zelenskyj da una parte chieda di entrare in Europa e dall’altra inciti, in nome della “patria”, ad una resistenza che avrà l’unico esito di moltiplicare il numero dei morti, o, addirittura, invochi – quasi un ricatto morale – la discesa in guerra della NATO. Parlare di appartenenza all’Europa significa superare il significato di “nazione” e dunque di “patria” in nome di una convergenza di valori che non vuole avere limiti ideali né confini materiali. Zelenskyj deve smettere di incitare alla lotta armata come un tribuno di altri tempi, dovrebbe lodare il suo popolo che sta dimostrando coraggio e desiderio di libertà ed invitarlo a scendere in piazza urlando “Russi, fascisti, tornate alle vostre case”, come hanno fatto quegli anziani e quelle donne di Kherson al passaggio delle colonne militari degli invasori. Zelenskyj si dovrà impegnare in tutti i modi per ottenere una pace conveniente, anche pagandone un prezzo. I Russi capiranno che sono in un paese che non li vuole. Sarà poi la comunità mondiale e la storia a punire i colpevoli. Davide abbatte Golia solo nel mito, nella realtà l’Ucraina non potrà mai resistere alla Russia. Ogni giorno di guerra in più equivale e nuovi morti. Ogni azione di guerra amplia sempre più i confini delle sofferenze. Ogni altro attore di questa guerra apre scenari terribili.

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