Stadio Flaminio alla Lazio: SI o NO?

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Lo stadio Flaminio oggi nel contesto urbano

L’attuazione dello Stadio della Roma a Tor di Valle sembra in stand-by, e penso che ci vorrà ancora del tempo prima di capire le reali intenzioni della Amministrazione Raggi. Conosco il curriculum del nuovo assessore all’Urbanistica, l’architetto Luca Montuori, un progettista ben lontano dalle posizioni conservatrici del suo omologo, Paolo Berdini, che si dimise proprio sulla questione dello stadio. Mi auguro quindi che sia rivista la soluzione che eliminava, insieme agli edifici sviluppati in altezza, molte delle opere pubbliche necessarie alla funzionalità del complesso.

Primi del XX secolo: a sinistra Rondinella (stadio Lazio), a destra Testaccio (stadio Roma)

Ma in queste ultime settimane si è parlato anche dello Stadio della Lazio, perché secondo gli indirizzi internazionali, ogni grande società di calcio dovrebbe avere un suo proprio stadio. D’altra parte era così anche agli inizi del XX secolo, quando la lazio giocava alla Rondinella e la Roma al Testaccio. Penso che due nuovi stadi pensati solo per il Calcio a Roma potranno salvare il Foro Italico, vittima di un progressivo degrado dovuto anche alle frequenti partite delle due squadre romane (cfr. su questo blog Cosa farei per Roma). Lo Stadio Olimpico e il Foro Italico, opportunamente risanati, potranno restare a disposizione per manifestazioni sportive e musicali di livello internazionale.

Lo Stadio Olimpico per grandi eventi internazionali

L’idea del Presidente della Lazio, Lotito, di riproporre a nord, sempre lungo il Tevere ma a monte della città, qualcosa di simile a quanto proposto a sud dal Presidente della Roma, Pallotta, sembra inverosimile e già bocciata in passato dalle precedenti amministrazioni. Il Comune invece, proprietario dello Stadio Flaminio in grave stato di abbandono, lo ha proposto alla Lazio che lo potrebbe ristrutturare e utilizzare integrandolo con altre funzionalità. Questa ipotesi presenta aspetti positivi e negativi. Cercherò di esaminarli.

Degrado dello Stadio

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L’area flaminia negli anni Cinquanta (prima degli interventi per le Olimpiadi)

Lo Stadio Flaminio è opera di Pier Luigi e Antonio Nervi, padre e figlio, costruito sul sito della demolizione dello Stadio Nazionale (Stadio Torino) per ospitare il Calcio nelle Olimpiadi del 1960. Costituiva parte di una profonda ristrutturazione dell’area Flaminia, già occupata, oltre che dal vecchio stadio, da un ippodromo, dal piccolo stadio della Rondinella (allora sede degli allenamenti della Lazio), alcuni campi da tennis e una baraccopoli (campo Parioli). Dal 1960 l’area è caratterizzata dal Villaggio Olimpico (progetto urbano e architetture di Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti. Poi INCIS, quindi ceduto ai privati), dal Palazzetto dello Sport (progetto di Pier Luigi Nervi e Vitellozzi) e appunto dal nuovo Stadio Flaminio con i suoi parcheggi. Verso la fine degli anni Novanta, con la realizzazione del Parco della Musica (Auditorium di Renzo Piano) sono scomparsi quasi tutti i parcheggi di superficie, dopo 15 anni la circolazione nell’area è ancora provvisoria, mentre strade e piazze del Villaggio Olimpico sono ciclicamente invase dalle auto.

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Stadio Flaminio, Il progetto dello Studio Nervi
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L’area flaminia subito dopo le Olimpiadi del 1960

Collocazione urbana, accessibilità e parcheggi.

Dunque l’utilizzazione dello Stadio Flaminio può essere l’occasione di una sistemazione definitiva dell’area, inserita in un quartiere già ricco di spazi pubblici (il parco di Villa Glori, l’Auditorium, il MAXXI,il Ponte della Musica che conduce pedonalmente proprio al Foro Italico) e che potrebbe essere ancor più valorizzato da una possibile ristrutturazione della vicina area degli ex magazzini militari. Ma proprio la presenza di altre attrazioni mette a rischio l’utilizzazione dello Stadio Flaminio, se non viene risolto il problema della accessibilità e della sosta e reso compatibile con i flussi del contiguo Parco della Musica. La viabilità tangente all’Auditorium va ridisegnata e resa più fluida. Anche se occorre incentivare l’uso del mezzo pubblico, l’accesso con l’auto privata va considerato inevitabile almeno per una parte degli utenti di uno stadio di calcio. Per i mezzi pubblici funziona bene l’attuale tram in percorso protetto, che in 5-10 minuti si collega alla Stazione Metro di Piazzale Flaminio. Per il mezzo privato occorrerebbe realizzare due nuovi parcheggi: il primo almeno su due livelli interrati di fronte all’ingresso sud dello Stadio; il secondo, che risolverebbe anche il parcheggio per l’Auditorium, utilizzando linearmente la superficie a terra compresa sotto la proiezione del viadotto di Corso Francia che lambisce i due impianti. Ma qualche dubbio e rischio di congestione resta.

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Ristrutturazione dell’impianto.

Lo Stadio Flaminio è sottoposto alla tutela dell’art.10 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in quanto opera di interesse artistico e culturale con più di 50 anni di vita, disegnata da una grande firma dell’ingegneria e in teoria è anche tutelato dal diritto d’autore. In teoria, perché, giuridicamente, il diritto d’autore decade con la scomparsa dell’autore stesso. A mio avviso il problema è superabile affidando la ristrutturazione agli eredi dello Studio Nervi. Ma in cosa consisterebbe il progetto di ristrutturazione? Secondo gli standard FIFA uno stadio di calcio internazionale deve avere le tribune interamente coperte. La capienza per il pubblico della Lazio può attestarsi tra i 40 e i 45 mila posti a sedere. Attualmente lo Stadio Flaminio ne può contenere meno di 20.000. L’intervento di ristrutturazione quindi dovrebbe raddoppiarne la capienza, con l’effetto di alterare profondamente la forma originale. Un accordo tra Comune, Soprintendenza, Studio Eredi Nervi e S.S. Lazio potrebbe risolvere il problema. Il pregio dello stadio è soprattutto nelle strutture della tribuna ovest e della relativa copertura che dovrebbero restare inalterate. Si potrebbe realizzare un secondo anello limitato alle due curve e alla tribuna est, intervento tecnicamente non difficile e già realizzato in altri stadi (anche nello stesso Stadio Olimpico di Roma, Tribuna Tevere). In questo caso con la complicazione però di una linea di colmo delle gradinate che si abbassa in corrispondenza delle curve. A seguire, e a puro titolo indicativo, mostro uno studio progettuale di Gruppo SPA pubblicato sul web.

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Studio (pianta e sezioni) per l’ampliamento dello Stadio Flaminio di Gruppo SPA (2012)

Procedure e opere accessorie

La legge sugli stadi (27/12/2013 n. 147) prevede che il proponente presenti uno studio di fattibilità:… questo non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici… e aggiunge: in caso di interventi da realizzare su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti, il progetto approvato e’ fatto oggetto di idonea procedura di evidenza pubblica… Alla gara e’ invitato anche il soggetto proponente, che assume la denominazione di promotore. Il bando specifica che il promotore, nell’ipotesi in cui non risulti aggiudicatario, può esercitare il diritto di prelazione… Trattasi quindi di un accordo pubblico-privato nel quale il proponente richiede la realizzazione di volumetrie private (ma non residenziali) a compensazione delle opere di funzionalità pubblica che valorizzino il contesto urbano. E’ una procedura simile a quella del progetto della Roma a Tor di Valle, ma con la differenza che lo Stadio Flaminio resterebbe di proprietà pubblica, in gestione a lungo termine alla S.S. Lazio. Le opere accessorie naturalmente dovrebbero essere simili a quelle previste a ridosso dello Stadio della Roma, ovvero, oltre alla viabilità, ai parcheggi e alla risistemazione del verde pubblico, attività commerciali orientate allo sport, attrezzature per il ristoro e il tempo libero, spazi espositivi, ecc… Naturalmente non il business center che nel progetto di Tor di Valle doveva coprire gli alti costi delle nuove infrastrutture per un’area non urbanizzata.

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L’area flaminia con i suoi edifici pubblici

In definitiva una operazione delicata e con qualche rischio, che, a mio avviso, non dovrebbe essere concentrata a ridosso del nuovo stadio, ma diffusa sull’intera area flaminia, magari utilizzando anche parte degli ex Magazzini Militari, un’area già acquisita da privati (Cassa Depositi e Prestiti), che hanno portato a compimento due anni fa un concorso di valorizzazione che prevedeva anche la realizzazione del Museo della Scienza (cfr su questo blog: Due iniziative in area MAXXI per Roma)

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