a proposito del saggio di Aldo Schiavone SINISTRA! un manifesto

Aldo Schiavone (accademico, storico del diritto, scrittore e pubblicista di fama internazionale) ha recentemente pubblicato un piccolo volume di cento pagine, SINISTRA! Un manifesto – si badi bene: sinistra con il punto esclamativo! – scritto di getto come lui stesso racconta, che prende atto della grave crisi di identità della sinistra (soprattutto italiana), ma al tempo stesso ne indica i valori e la strada per il futuro. Potrei dire che, a differenza di quanto cogliamo nel dibattito di questi ultimi tempi, quella di Schiavone è una visione ottimistica e propositiva. A pochi giorni dall’uscita del libro Elly Schlein ha vinto le primarie ed è la nuova segretaria del Partito Democratico: le due circostanze insieme mi spingono ad alcune riflessioni a partire proprio dai ragionamenti di Schiavone. Il breve saggio si divide in quattro parti: nella prima si riassumono il pensiero e le visioni della sinistra, nella seconda si esamina il suo ruolo nella politica; nel terzo e nel quarto si aprono ipotesi sulla necessità che la sinistra torni a guardare criticamente al presente per riconfigurare un partito che la incarni nel futuro.
Ma, al di là della struttura logica dello scritto, ne estraggo alcune idee utili, che divido in quattro parti, per fugare qualche dubbio sul destino della sinistra e dei partiti che la rappresentano. Innanzi tutto, è un grossolano errore – a volte alibi per giustificare l’allontanamento dall’impegno politico (e dal voto) altre volte pretesto per favorire una deriva populista – sostenere che la sinistra non abbia più senso in quanto superata dagli eventi di questi ultimi decenni. Non solo il pensiero di sinistra esiste, ma si oppone ancora a quello di destra, per quanto questa oggi appaia vincente. La diversità tra sinistra e destra, non tanto ideologica quanto strutturale, è alla base di un conflitto che può condizionare il nostro futuro.
PARTE PRIMA (relativa al cap. I. Prima di tutto: pensiero e visione)
I tre valori che la destra conclama, Dio, Patria, Famiglia, sono fallaci in quanto regressivi e privi di prospettive per il futuro; ma anche fasulli se consideriamo quanto la religione, il concetto di nazione e quello di famiglia siano ormai plurali e contraddittori, simulacri retorici privi di contenuti e lontani dai reali valori cristiani, storici e affettivi, unicamente collegati a superficiali nostalgie del passato. Scrive Schiavone: “di quale Dio sui parla? Non certo di quello dei Vangeli, che era un Dio universale, che non conosceva distinzioni di patrie; e proprio questo era il carattere dirompente del messaggio cristiano, come immediatamente vide Paolo1 sin dal primo secolo, quando ammoniva che per il Dio di Gesù: «Non c’è giudeo né greco, non c’è schiavo né libero…» Dunque, mettere insieme Dio e patria ha in realtà poco senso: è quasi un ossimoro.” (pag. 12-13)

La sinistra, al contrario, per sua natura è attenta alle dinamiche della società e ai fenomeni della storia, pronta a scommetterete sulla modernità intesa come congiunzione del passato al futuro. Una modernità come insieme di atti e problemi contemporanei che si materializzano nel campo civile, sociale, letterario, scientifico, tecnico ed artistico, i quali, senza entrare in conflitto con l’antico, riescono a depositarsi nella memoria collettiva. Ne consegue che ogni valore del passato è stato, nel suo tempo, un fenomeno di modernità.

In questo senso, però, la sinistra deve riconfigurare la sua strategia, perché, scrive ancora Schiavone, “l’ultima parte del XX secolo ha rappresentato per l’Occidente una rottura e una trasformazione che hanno prodotto un salto d’epoca tanto improvviso e veloce quale mai la storia dell’umano aveva conosciuto” (pag.11). La rivoluzione tecnologica digitale ha fatto sparire il contesto sociale e culturale del Novecento fondato sul lavoro in fabbrica e con esso ha messo in crisi i partiti di sinistra arroccati sul concetto di lotta di classe. Questo epilogo non è stato né capito né accettato, ma se la sinistra vuole rinascere deve prendere atto del nuovo volto del capitale, che, scrive ancora Schiavone, “ha immesso nei suoi processi produttivi tanta nuova tecnica (e innovazione scientifica), e si è orientato verso la produzione di merci così nuove – quasi tutte immateriali – da non aver più bisogno […] di grandi quantità di lavoro manuale. Ha fatto scomparire cioè la classe operaia – o l’ha ridotta al minimo – dal cuore delle produzioni più importanti, grazie sempre alla nuova tecnica, e ha costruito un diverso rapporto con i nuovi lavori, nello stesso modo in cui l’avvento del capitale industriale aveva fatto sparire i contadini dalla scena della grande storia” (pag. 23-24). Di fronte a questo fenomeno va ricostruito “un principio che sta nell’anima dell’Occidente sin dall’antichità greca: è l’emancipazione dell’umano, di tutto l’umano; non il socialismo: che è stato solo un mezzo per raggiungere quell’obiettivo, ma non il fine, anche se spesso le due cose sono state confuse” (pag.28-29).


Dunque, a mio avviso, la crisi della sinistra, che di fatto coincide con la crisi della politica e della democrazia rappresentativa – lo dimostra il grave e diffuso astensionismo elettorale – può essere superata innanzi tutto guardando ai fenomeni delle nuove tecnologie e alla modernità non come un mondo avverso che sottrae lavoro manuale, bensì come una occasione di emancipazione e, al tempo stesso, di conflitto. Il “sociale” non è più incarnato da una “classe”, ma da una moltitudine di condizioni diverse e separate, tutte più o meno caratterizzate da una alta valenza tecnologica. Lo slogan lavorare meno, lavorare meglio non è poi tanto azzardato. Ma su questo il saggio di Schiavone tornerà più avanti. (continua)

Aldo Schiavone è forse l’intellettuale che apprezzo di più e da molto tempo per cui mi riprometto di leggere questo suo ultimo lavoro al più presto. Dalla lettura che ne fai te intuisco che si tratta del logico seguito di un altro suo libro “Storia e Destino” che ritengo “definitivo” al fine di comprendere la nostra civiltà attraverso la analisi dell’ultimo incredibile salto evolutivo che si è verificato nella specie umana nello svolgere del breve tempo che, casualmente, è coinciso con le svolgere delle nostre vite. Il rapporto tra passato e futuro, usando le parole di Schiavone, richiede oggi un esercizio di ragione e realismo capace di separare un passato che è dietro di noi rivoluzionando completamente il nostro approccio anche nella pratica politica. Questo non può che essere la “sinistra” dei nostri tempi.
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