Un frutto di cachi ancora acerbo, ma che può maturare, è il dono più grande che si può ricevere quando sei sotto le bombe di una guerra infame. Quando la vita è sospesa ad un filo e attorno c’è solo la polvere della morte, quando vivi nel presente del sorriso di una figlia in fasce e del coraggio di chi ti è vicino.

For Sama non è un film di finzione e forse neppure un documentario, è la testimonianza di una giornalista e di un medico che hanno scelto di restare nella loro città sotto assedio, sfidando la follia criminale di un dittatore e dei suoi alleati. Ad Aleppo Est non c’è più nulla, tutto è un impasto di sangue e rovine. Il mondo è lontano. Ma la telecamera in mano ad una donna ci chiama e ci porta dentro l’inferno. E’ duro entrarci, impossibile per chi lo vive realmente uscirne. Restano frammenti di vita, colti uno ad uno, assaporati come frutti preziosi: la gioia per la nascita di una figlia, il piacere di un giardino fiorito, il gioco sotto la neve, l’amicizia, e soprattutto l’amore: per la figlia, per il proprio uomo, per gli amici, per i partigiani combattenti, per la propria terra.

For Sama è per la vita, nonostante tutto.